Zoom e il cyberspionaggio cinese.

Con l’esplosione della pandemia di Covid-19 la piattaforma per videoconferenze Zoom ha registrato un aumento esponenziale dei propri utenti, passando da 10 milioni prima dell’emergenza da coronavirus agli attuali 300 milioni.

Tuttavia, Zoom, secondo l’eurodeputata Mara Bizzotto del gruppo Identità e Democrazia, presenta problemi nella gestione della riservatezza dei dati e nell’aprile 2020 ha ammesso di aver fatto transitare le videochiamate attraverso server dell’azienda collocati in Cina, permettendo la registrazione di dati sensibili degli utenti.

Un rischio di portata globale dato che tra gli utenti di Zoom ci sono privati, aziende, enti pubblici, istituti scolastici e, soprattutto, enti governativi e istituzioni europee, che utilizzano questa piattaforma di videoconferenza per continuare le proprie attività da remoto.

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“La normativa cinese sulla sicurezza informatica – ha aggiunto Bizzotto – permette alle autorità l’accesso ai contenuti dei server che si trovano in Cina e quindi le riunioni sarebbero esposte al rischio di spionaggio da parte del governo cinese”. Una criticità che ha spinto lo stesso Governo tedesco ha imporre il divieto di utilizzare la piattaforma Zoom.

Nella sua interrogazione l’esponente di ID, ha chiesto alla Commissione se sarà chiesto a Zoom un controllo ex post sulla gestione dei dati delle videoconferenze e se saranno individuate altre applicazioni certificate per tutelare meglio la privacy degli utenti.

Oggi, a nome della Commissione europea, è intervenuto Johannes Hahn, Commissario europeo per la politica di vicinato che ha confermato l’utilizzo da parte della Commissione di un numero limitato di licenze Zoom, esclusivamente per attività non sensibili, confermando, inoltre, che “la Commissione segue da vicino gli sforzi compiuti da Zoom da quando, all’inizio di aprile 2020, sono emersi problemi legati alla riservatezza e sicurezza della piattaforma”.

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Sulla sicurezza delle comunicazioni della Commissione, Hahn ha poi affermato che “il contratto della Commissione con Zoom precisa che i suoi seminari online e webinar sono ospitati su server situati nell’UE. Inoltre, insieme a esperti in materia di protezione dei dati e sicurezza informatica, ha chiesto a Zoom le sue ultime relazioni di audit sulla sicurezza e informazioni supplementari, in particolare per quanto riguarda i controlli della cifratura”.

La Commissione, fanno sapere dall’esecutivo europeo, segue gli sviluppi del mercato per individuare soluzioni di videoconferenza che soddisfino i suoi requisiti in materia di sicurezza e riservatezza e, in questo frangente, collabora con altre istituzioni dell’UE in seno al comitato interistituzionale per la trasformazione digitale.

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Zoom, foto Jason Johnston