Zona euro. Inflazione e prezzi al consumo in aumento.

Nel quarto trimestre del 2020, secondo le ultime rilevazioni dell’Istat, l’attività economica nell’area dell’euro è diminuita meno del previsto, pur restando ancora flemmatico il recupero dei ritmi produttivi nell’UE dall’inizio dell’anno. 2021 iniziato con un aumento dell’inflazione nella zona euro che ha risentito dell’incremento dei prezzi dell’energia e del venir meno della misura di riduzione delle aliquote Iva applicata in Germania nel secondo semestre 2020. A gennaio, in particolare, la variazione annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è stata di +0,9% rimanendo sullo stesso livello di febbraio. L’aumento dei prezzi dell’energia, il venir meno della misura di riduzione delle aliquote Iva applicata in Germania nel secondo semestre 2020 e l’aggiornamento della struttura dei pesi di alcune delle componenti dell’inflazione, hanno rappresentato i principali elementi a supporto di questa evoluzione. Nel primo trimestre, il tasso di inflazione tendenziale dovrebbe attestarsi al +1,1%. In base alle ipotesi tecniche che nell’orizzonte di previsione il prezzo del Brent rimanga al livello di 62$ al barile e che il tasso di cambio dollaro/euro sia stabile a 1,21 la pressione sui prezzi dovrebbe aumentare leggermente a partire dal secondo trimestre legandosi alla ripresa della domanda e alla robusta crescita tendenziale dei prezzi del petrolio. Il tasso di crescita annuale dell’IPCA aumenterà all’1,8% in T2 e al 2,1% in T3.

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Fenomeno al quale si sommerebbe la previsione dell’aumento dei prezzi al consumo nel corso del 2021.

Il quadro macroeconomico attuale, si legge nell’indagine, è caratterizzato da una elevata incertezza che accompagna sia l’evoluzione della pandemia e la velocità della campagna di vaccinazione, sia i tempi di realizzazione del programma Next Generation EU.

In merito al Pil dell’area euro, nel quarto trimestre 2020, si è registrato un decremento dello 0,7%, mentre la caduta dell’attività economica nel 2020 si è attestata al 6,6%. Gli effetti negativi hanno riguardato prevalentemente le attività dei servizi mentre l’impatto sull’industria è stato più lieve, attenuando quindi la caduta del Pil. Dal lato della domanda, nel quarto trimestre, i consumi privati hanno registrato una decisa flessione (-3,0%), rappresentando il principale contributo negativo alla variazione del Pil. Gli investimenti fissi lordi, al contrario, sono aumentati (+1,6%). Analogamente alle misure di contenimento adottate dagli Stati membri, gli effetti sull’economia sono stati piuttosto eterogenei tra i paesi. In Italia e Francia il Pil è diminuito rispettivamente dell’1,9% e dell’1,4%, mentre in Spagna (+0,4%) e Germania (+0,3%) la ripresa è proseguita anche se a ritmi inferiori rispetto al trimestre precedente.

Sul fronte della produzione industriale nell’UE, nei primi mesi dell’anno il settore manifatturiero ha mostrato segnali positivi. A gennaio, la produzione industriale è aumentata (+0,8% rispetto al mese precedente). Francia e Italia hanno segnato gli aumenti più accentuati, mentre in Spagna e Germania la produzione si è leggermente contratta. A febbraio, l’indicatore ESI (l’indicatore della fiducia economica) è aumentato spinto dai miglioramenti registrati nel settore manifatturiero. Per gli altri settori l’aumento è stato, invece, più contenuto. Le prospettive a breve termine sono molto incerte soprattutto per il settore dei servizi.

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L’inizio delle campagne di vaccinazione nei Paesi dell’area costituisce un segnale positivo per le aspettative. Tuttavia, dall’inizio di marzo in poi la situazione pandemica ha iniziato a peggiorare quasi ovunque con una ripresa delle misure di contenimento in alcuni Paesi. Ad ogni modo, questi effetti negativi sono attesi avere solo un impatto transitorio sull’economia. La produzione industriale è prevista segnare un aumento congiunturale dell’1,6% nel primo trimestre 2021 per poi decelerare tra aprile e giugno (+1,2%) quando il tasso di crescita su base annua risulterà superiore al 24%, rispetto agli stessi mesi del 2020 contraddistinti dalla presenza del periodo di lockdown, che aveva caratterizzato quasi tutti i paesi dell’area. Nel terzo trimestre del 2021, la dinamica congiunturale registrerebbe un ulteriore miglioramento (+1,3%).

La ripresa degli investimenti seguirebbe, secondo la ricerca dell’Istituto di Statistica, un ritmo più lento. Da un lato, la sottoutilizzazione della capacità produttiva e l’elevata incertezza sull’evoluzione della pandemia influenzeranno negativamente le aspettative delle imprese. Dall’altro, la fase di ripresa del commercio internazionale è attesa proseguire, sostenuta dal deciso rafforzamento dei ritmi produttivi in Cina e negli Stati Uniti. Conseguentemente nel primo trimestre gli investimenti fissi lordi manterrebbero un profilo congiunturale debole (+0,2%), per poi accelerare nei due trimestri successivi (rispettivamente +1,5% e +1,9%), beneficiando dell’avvio dell’utilizzo dei fondi del programma Next Generation EU e dell’accelerazione delle campagne di vaccinazione. I consumi privati dovrebbero diminuire nel primo trimestre (-1,5%) a causa delle nuove misure di contenimento, ma sono attesi rimbalzare nel secondo e terzo trimestre (+1,8% e +2,9%, rispettivamente). Complessivamente, il Pil è previsto ridursi in T1 (-0,4%) per poi recuperare sia in T2 (+1,5%) sia in T3 (+2,2%).

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