Vulvodinia, Lucia Scanu: “Lo Stato tuteli le persone colpite”.

Migliorare la qualità della vita delle persone affette da vulvodinia e inserire la patologia all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (LEA). Sono questi gli obiettivi della Proposta di Legge presentata dalla deputata del Movimento 5 Stelle Lucia Scanu, per colmare il vuoto legislativo su una malattia che colpisce il 16% delle donne tra i 18 e i 64 anni.

Patologia, ricorda la proponente, che si manifesta con forti infiammazioni, sintomi dolorosi e sofferenza nei nervi dell’area genitale-pelvica e sulla quale, al momento, non esistono procedure codificate per la diagnosi e non sono stati sviluppati protocolli di cura della patologia.

Criticità che portano, nella maggior parte dei casi, a non riconoscere la vulvodinia tempestivamente, incidendo pesantemente nella vita delle pazienti, sia nella sfera della loro salute psicofisica, che nella vita lavorativa e sociale.

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In alcuni casi, infatti, la patologia porta le pazienti verso una perdita dell’autostima, e l’emersione di una sindrome depressiva, nonché alla rinuncia delle semplici abitudini quotidiane come l’attività fisica.

Inoltre, non essendo disponibile alcuna esenzione, le pazienti che riescono a giungere ad una diagnosi sono costrette a rivolgersi a centri privati per poter affrontare le cure, sostenendo, così, costi elevati per esami, analisi e medicinali: si stima che una donna affetta da vulvodinia cronica spenda dai 20.000 ai 50.000 euro e per questo motivo le spese sono spesso insostenibili per le donne che ne soffrono.

Attraverso la Proposta di Legge, ricorda l’esponente pentastellata, si vuole tutelare le persone attraverso il riconoscimento della patologia all’interno del Servizio Sanitario Nazionale e, inoltre, l’istituzione del “Fondo nazionale per la vulvodinia” il cui obiettivo è quello di sostenere lo studio, la ricerca e la valutazione dell’incidenza della patologia nel territorio nazionale.

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“Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione di conseguenza tutti i cittadini devono poter avere accesso alle cure in egual modo. Per questo motivo ritengo sia fondamentale che la vulvodinia sia riconosciuta dal servizio sanitario nazionale”.