Volontariato in Sardegna: diciotto associazioni denunciano lo scempio del terzo settore isolano.

Pubblichiamo qui di seguito la comunicazione con cui diciannove organizzazioni sarde denunciano quanto avvenuto nella procedura di accreditamento del centro servizi per il volontariato.

A distanza di 5 anni la riforma del III settore non è stata completata. Oltre  360 mila organizzazioni non profit italiane vivono alla giornata in attesa di decreti attuativi e circolari che o non giungono o sono contradittorie, alimentando a generare ulteriore confusione e sconforto fra gli operatori.

Da un lato ci sono tutta una serie di nuovi e gravosi adempimenti per l’iscrizione nel RUNTS Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, che tra l’altro prevedono più stringenti controlli e requisiti di trasparenza, e dall’altro non si ha un chiaro quadro normativo di riferimento soprattutto in ambito fiscale.

Il parlamento rinvia e nel frattempo la confusione aumenta.

In Sardegna la situazione è ancora più tragica perché il mondo del III settore è legato a una interminabile querelle che vede da una parte il “Centro di Servizi per il Volontariato Sardegna Solidale” e dall’altra un limitato numero di pochi ma irriducibili enti che da sempre hanno cercato di prendere in mano tutto il settore sulla base di argomentazioni pretestuose, che sanno più di rancori di natura personale che di reali contenuti programmatici e operativi. Tali pretestuose contestazioni hanno anche provocato dei pronunciamenti della giustizia sia ordinaria che Amministrativa, peraltro fino a ieri, sempre favorevoli al CSV Sardegna Solidale.

LEGGI ANCHE:  2,8 milioni di euro per le aziende che non hanno licenziato durante la pandemia.

Quali possano essere le cause di questa eterna sfida non è dato sapere ma una cosa è certa in questo contesto sembra prevalere la prevaricazione a danno dei basilari principi del diritto e della buona amministrazione.

Certo il fatto che il CSV Sardegna Solidale sia un centro gestito da volontari per offrire servizi ai volontari e che i costi del personale e di amministrazione dell’ente siano inferiori al 10% del bilancio crea qualche problema agli altri Centri di Servizio che hanno altri e ben diversi parametri.

Che il CSV Sardegna Solidale sia pertanto un ente scomodo lo si può immaginare, ma scomodo a chi?

A coloro che vedono nei CSV dei Centri di potere economico e lavorativo; a coloro che di questi Centri utilizzano buona parte dei fondi assegnati per le spese di amministrazione e di gestione delle proprie strutture; a coloro che politicizzano il terzo settore per avere rendite di posizione; a coloro che hanno scoperto che il III settore ha grandi numeri sia economici che elettorali.

Infatti non si comprende come il  recentemente costituito “Centro Servizi Sardegna OdV” sia risultato ammesso e accreditato come Centro di Servizi senza possedere, né al momento della candidatura (30.7.2021), né al momento dell’accreditamento (9.11.2021), il principale requisito previsto dalla normativa ovvero quello di rientrare nella categoria degli  “Enti del Terzo Settore” come definita dal CTS e dallo stesso “bando” da essi redatto e che lo stesso ente avesse i requisiti previsti dalla legge.

LEGGI ANCHE:  Microcredito: il 20 dicembre seminario sul nuovo bando.

Forse il soggetto in questione doveva semmai essere escluso ai sensi  dell’art. 5, commi 1 e 3 della “Procedura”, prima dell’esame del progetto presentato, in quanto privo dei requisiti. Inoltre si sarebbe dovuto anche verificare se l’esame della candidatura di questo Soggetto concorrente sia stata svolto proprio dai membri dell’OTC Sardegna che versano in situazione di potenziale conflitto di interessi, il che porterebbe al probabile annullamento dell’accreditamento anche sotto questo profilo.

Non si capisce perché parte dei componenti dell’OTC Organismo Territoriale di Controllo, che dovrebbe essere un organismo super partes, siano collegati agli stessi componenti del “Centro Servizi Sardegna OdV” che poi si è vista assegnare il Centro di Servizi dall’ONC Organismo Nazionale di Controllo che, ricordiamolo bene, è un ente politico composto in grande parte dalle Fondazioni bancarie. Fondazioni che bene hanno visto l’ “industrializzazione” del III settore a discapito del volontariato.

Non si capisce perché l’ONC Organismo Nazionale di Controllo abbia negato l’accesso agli atti richiesto dal CSV Sardegna Solidale. Fra l’altro su questo punto il T.A.R. di Cagliari con sentenza n. 214/2022 depositata in data 28.3.2022, ha accolto il ricorso di Sardegna Solidale, e ha dichiarato illegittimo il rifiuto della Fondazione ONC di non trasmettere a Sardegna Solidale gli atti della procedura e del provvedimento di accreditamento del soggetto concorrente

LEGGI ANCHE:  Green pass, cosa prevede il GDPR sulla conservazione dei dati per i datori di lavoro?

Non si comprende come l’OTC, possa ignorare tutte queste irregolarità e procedere anche all’accreditamento dei fondi previsti dal FUN, ignorando i vari giudizi pendenti al TAR di Cagliari e del Lazio. Come se nulla fosse successo.

Inoltre si segnala che mentre il Centro Servizi Sardegna OdV è composto da una decina di enti il CSV Sardegna Solidale, che opera in Sardegna da oltre 20 anni è costituito da oltre 300 organizzazioni.

Questo vorrà dire qualcosa?

Tale comunicazione è stata fatta allo scopo di informare l’opinione pubblica affinché valuti il reale stato delle cose e non si fermi ai commenti giornalistici che evidenziano solo una piccola parte senza citare il grave problema in cui si trova tutto il settore del no profit della Sardegna.

Sottoscrivono: Federazione Misericordie Sardegna, Immigrati del Corno d’Africa, TDM 2000 odv, Rete sarda della Cooperazione Internazionale, ONUCAS, Amici di Sardegna, Associazione Studenti per la citta, A.Se.Con., Centro Servizi Ambiente Sardegna, Amici della Laguna, Tutrici e Tutori di Minori Stranieri Non Accompagnati Regione Sardegna, Cittadinanzattiva Cagliari, La Casa di Prometeo, PROCIV Italia, PROCIV Coordinamento Sardegna, PROCIV AUGUSTUS Assemini, AVIS Sardegna, ASMA Sardegna, FIAB Cagliari.