Vita da ‘social’: 20% popolazione giovanile ansiosa e depressa.

1 giovane italiano su 5 è ansioso e depresso. A dirlo un recente studio dell’Università degli studi Milano Bicocca, secondo il quale la solitudine e l’eccessivo tempo trascorso online sono i principali fattori legati ad un peggioramento della salute mentale, oltre alla gestione poco salutare di tempo e spazio, la bassa motivazione e l’incertezza.

Studio che evidenzia come la salute mentale sia considerata una priorità (87%), tanto quanto lo è la salute fisica. Dato ancora più significativo se si considera che 4 italiani su 10 non sono soddisfatti della propria condizione mentale e che 1 italiano su 3 sente la propria salute mentale maggiormente a rischio rispetto a 4 anni fa.

Maggiore, si legge nello studio, l’incidenza tra le donne (42%). “Oggi – afferma Guido Cavaletti, pro rettore alla ricerca della Bicocca – appare chiaro che il compito delle Università, e di tutti coloro che accompagnano gli studenti nel loro percorso di formazione,- non può e non deve esaurirsi nella mera trasmissione della conoscenza o nella formazione ad una professione, ma deve prestare attenzione alla realizzazione dell’individuo nella sua interezza”.

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Ma, come facilmente riscontrabile leggendo alcune voci del bilancio nazionale e regionale, per la salute mentale si spende veramente poco e male, senza contare l’applicazione reiterata di approcci clinici desueti e “calati dall’alto”. Un Paese, l’Italia che, secondo i dati dell’OSCE, si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale, ben lontana da altri Paesi ad alto reddito, destinandovi circa solo il 3,4%. Elementi, andando oltre l

e stucchevoli e costose campagne (con scarse views) promosse dalle varie istituzioni nazionali e regionali, che con grande difficoltà potranno aiutare la popolazione a superare lo stigma e il pregiudizio, promuovere un’informazione corretta per favorire la prevenzione e sostenere le persone che soffrono e le loro famiglie.

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