Violenza di genere: 1 studente su 5 giustifica il revenge porn.

La strada per l’educazione e il rispetto di genere continua ad essere lunga e tortuosa in Sardegna. A ricordarlo oggi una ricerca presentata in Consiglio regionale, secondo la quale quasi il 30% dei ragazzi/e sardi/e avrebbe avuto atteggiamenti problematici in materia di rapporto con l’altro genere, a partire da atti di violenza verbale, fisica e l’uso di un linguaggio sessista.

Tra le criticità evidenziate nell’analisi, condotta su un campione di 1.855 studenti, è la normalizzazione di atteggiamenti di controllo e di violenza verbale all’interno delle relazioni affettive.

Uno studente su sette, secondo i promotori della ricerca, giustifica o non riconosce la gravità delle violenze sessuali e, addirittura, uno su cinque, pari al 20%, giustifica il revenge porn con una colpevolizzazione della vittima. Sei giovani su dieci, ancora, minimizzano la negatività dei linguaggi violenti.

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Presentazione di risultati buona, anche, per parlarsi addosso dal momento che, guardando l’attività legislativa della XVI Legislatura e di questo mandato in corso – ricordiamolo, quello del “governo dei migliori” – per i giovani e le politiche giovanili si continua a non “fare una mazza”. A voglia, quindi, condividere dati e percentuali quando manca la minima sensibilità per il tema da parte del Legislatore e dell’Esecutivo sardo, pur in presenza di fatti di cronaca e trend sociodemografici incontrovertibili.

Sorprendente, poi, l’ennesima proposta per la creazione di un osservatorio regionale, ripetuta nel corso dell’incontro. Qualcuno forse dovrebbe iniziare a farsi una ragione della complessità dell’operazione in assenza del minimo spirito sinergico e di prospettiva sul mondo giovanile.

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Dalla ricerca è poi emerso che il 34,8% degli studenti ha dichiarato di aver inviato insistentemente messaggi o chiamate per controllare il partner, il 25,9% ha controllato lo smartphone del proprio partner almeno una volta e il 17,4% ha chiesto al partner di evitare determinate amicizie per gelosia.

Il 57,9% degli studenti/esse, inoltre, minimizza o ignora la violenza verbale presente nei testi delle canzoni, considerandola ironica o innocua. Tra gli aspetti negativi, evidenziati dalla ricerca, anche la difficoltà nel denunciare e nel riconoscere i comportamenti abusivi: un indicatore, secondo i relatori, della necessità di un maggiore supporto educativo e di politiche scolastiche più incisive. Perennemente esclusi da tale riflessione gli enti del Terzo settore. Insomma, poca innovatività e sostegno all’approccio (fallimentare) scolasticocentrico.

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Incontro che ha poi visto qualche garante “troppo distratto” parlare di necessità di “realizzazione di politiche giovanili adeguate per la regione Sardegna”. Se è vero che il tempo è galantuomo perchè non è mai stata stigmatizzata dalla “Garante di via Roma” la “non azione” del Legislatore sardo in materia di politiche giovanili? Eppure, dovrebbe saperlo la Garante regionale, dove l’ultima legge in materia è stata approvata (con una norma finanziaria ridicola di 10 milioni di lire) nel lontano 1999.

Insomma, una presentazione che, come anticipato prima, sembrerebbe più un pretesto per “parlarsi addosso” con la solita autoreferenzialità di sistema che lanciare qualche valido e sostenibile segnale sul “mondo dei giovani”.