Violenza contro le donne, Bonetti e Burić: “Abbiamo gli strumenti per affrontare questa minaccia”.

Sono passati 10 anni da quando la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa – la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica – è stata aperta alla firma. Ma, leggendo le ultime statistiche nazionali (secondo le quali nell’ultimo anno solo in Italia sono state uccise 109 donne), la strada per combattere la violenza contro le donne è lunga.

Come ricordato oggi dalle Nazioni Unite, circa 736 milioni di donne in tutto il mondo – quasi una su tre – hanno subito almeno una volta nella loro vita violenza da parte del partner, violenza sessuale non da parte del partner o entrambe. E questa cifra non include le molestie sessuali e forme di violenza come lo stalking, il matrimonio forzato e la mutilazione genitale femminile.

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Sul tema oggi sono intervenute la ministra Elena Bonetti e Marija Pejčinović Burić, Segretaria generale del Consiglio d’Europa: “La Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa pone come prioritario l’empowerment femminile, che include la difesa e la promozione dei diritti delle donne. Non possiamo restare inerti di fronte all’aumento delle minacce online di violenza di genere, soprattutto perché questa si concretizza facilmente nel mondo “fisico”. La Convenzione di Istanbul è chiara nei suoi obiettivi: prevenire la violenza contro le donne, proteggere coloro che ne sono vittime e garantire il perseguimento dei responsabili”.

Si devono applicare con fermezza le norme a tutela delle donne previste dalla Convenzione di Istanbul, per le due esponenti politiche, per le quali “Si incoraggia una politica integrata” e si “criminalizzano anche reati specifici, come lo stalking, il matrimonio forzato e la mutilazione genitale femminile. La Convenzione di Istanbul è lo strumento internazionale più avanzato a portata degli Stati europei e la sua piena attuazione è il modo più efficace per difendere i diritti delle donne. Incoraggiamo ulteriori firme e ratifiche di questo trattato”.

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Una proposta condivisibile ma che, nella realtà, ha registrato una risposta ambigua da parte dell’Unione europea che se da una parte ha stigmatizzato le posizioni assunte in tema di aborto e diritti umani Stati membri come la Polonia e l’Ungheria riportando al centro la questione della condizionalità dello Stato di diritto, da un altro lato ha approvato l’adesione della Turchia al Programma Erasmus+ 2021-2027, Paese, va ricordato, ritiratosi dalla Convenzione di Istanbul lo scorso 1° luglio. Insomma, una questione di coerenza non da poco per le istituzioni europee.

foto © Council of Europe