Violenza contro il personale sanitario, Nursing Up: “Moto di ribellione in Italia”.

Di fronte alla pericolosa “latitanza istituzionale”, nella doverosa tutela della loro incolumità fisica, sono sempre di più i professionisti della salute che hanno deciso di difendersi nelle aule dei tribunali, come avvenuto a Pesaro, dove un infermiere ha chiesto un risarcimento danni di 70mila euro al suo aggressore.

Notizia commentata oggi dal sindacato Nursing Up, per il quale si tratterebbe di “un legittimo moto di ribellione e di rivalsa in atto negli ultimi mesi e che vede coinvolti numerosi professionisti sanitari, stanchi e soprattutto umiliati per le violenze e le aggressioni subite”.

Le lacune “del sistema” sono innumerevoli, ricordano dall’organizzazione sindacale, a partire dal modus operandi delle aziende sanitarie che dimenticano troppo in fretta di essere responsabili dell’incolumità psico-fisica dei propri dipendenti, come rimarcato anche nella sentenza della Corte di Cassazione n. 14566, anno 2017.

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“Gli infermieri e tutti gli altri professionisti che finiscono nella spirale di ingiustificate e inaudite violenze da parte di cittadini esasperati e in preda, spesso, ad una furia cieca, non si sentono assolutamente tutelati dal Governo, dalle Regioni, dalle Aziende Sanitarie e legittimamente stanno decidendo, ovunque, di difendersi da soli”, ricorda Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

Il tanto decantato piano di ripristino dei presidi di pubblica sicurezza non si è rivelato, almeno fin ora, così efficace, dal momento che ospedali come il Cardarelli di Napoli, ad esempio, una realtà tra le più grandi del sud, gli agenti non sono mai arrivati, continua De Palma. “Si pensi che attraverso una nostra indagine, siamo riusciti ad appurare  che nella fascia oraria da mezzanotte in poi fino alle 8, gli infermieri delle Asl di Napoli (17 aggressioni solo dall’inizio dell’anno) sono letteralmente abbandonati a se stessi”.

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Sicurezza che neanche la legge riesce ad assicurare: “La legge 113/2020 sulla sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni è entrata in vigore ad agosto del 2020 e oggettivamente, a quasi quattro anni di distanza dalla sua nascita, non lascia intravedere gli effetti auspicati”, conclude il numero uno di Nursing Up.