Violazione dello Stato di diritto. I tanti silenzi della Commissione von der Leyen.
Mentre la propaganda europea (ormai va considerata in questo modo) continua a polarizzare l’opinione pubblica europea sulla cosiddetta crisi geopolitica in Ucraina, nella democrativa Unione europea la Commissione von der Leyen continua a usare due pesi e due misure sulla difesa dello Stato di diritto. A ricordare questa consuetudine sono stati numerosi eurodeputati ed eurodeputate del gruppo dei Non Iscritti*, attenti a evidenziare l’aggressione del Governo polacco verso la libertà di stampa in Polonia.
“Il 20 dicembre 2023, il nuovo governo polacco ha assunto con la forza il controllo dei media pubblici, licenziando i membri del consiglio, nominando persone di fiducia, violando, così, la Costituzione e la legge polacca. Oltre alle nomine sono stati inviati degli aggressori nella sede della televisione pubblica che con la forza hanno allontanato i dipendenti, sospendendo un canale della televisione pubblica. Mentre la Commissione si è espressa apertamente sullo stato di diritto e sulla libertà dei media nel caso dell’Ungheria – rimarcano gli esponenti della Camera di Bruxelles – sul caso polacco la Commissione non si è pronunciata”.
Un silenzio, insomma, che suggerisce (se mai ce ne fosse stato bisogno) l’applicazione di doppi standard da parte della Commissione in materia di Stato di diritto.
Sulla questione è intervenuta la Vicepresidente Věra Jourová che, come facilmente prevedibile, ha risposto con la solita litania, citando la presunta difesa delle istituzioni europee della libertà di stampa : “Il rispetto della libertà e del pluralismo dei media è sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. I media del servizio pubblico sono importanti e hanno un ruolo cruciale da svolgere nel garantire il dibattito pubblico pluralistico nell’UE”. Basterebbe leggere le inaccessibili call europee a sostegno dei media indipendenti e del pluralismo per sfatare tale interpretazione della realtà ma il tema, purtroppo, non è di largo interesse tra i cittadini e le cittadine europee.
Difficile, però, ricevere dalla Commissione europea una versione non autoreferenziale sulla questione: “Come chiarisce la relazione annuale della Commissione sullo stato di diritto, garantire l’indipendenza dei media di servizio pubblico è un elemento chiave dello Stato di diritto sancito dall’articolo 2 del trattato sull’Unione europea – ha aggiunto l’esponente della Commissione von der Leyen -. L’European Media Freedom Act include, per la prima volta nell’UE legge, norme specifiche sulla nomina e sulla revoca dei dirigenti del servizio pubblico radiotelevisivo”. Legge, va ricordato, non ancora in vigore. Quindi si continua a parlare sul nulla in materia di salvaguardia della libertà di stampa dalle parti della Commissione europea.
Ancora, nel suo rapporto sullo stato di diritto del 2023, la Commissione aveva sottolineato che la Polonia non aveva adottato misure per rafforzare l’indipendenza editoriale dei media del servizio pubblico, eppure lo strumento della condizionalità di diritto (tanto decantato nel corso dell’ultimo mandato della Ursula von de Leyen) non è stato adottato (come sempre d’altronde). A poco possono servire, quindi, le raccomandazioni della Commissione allo Stato polacco mirate a rafforzare le norme e i meccanismi a sostegno dell’indipendenza editoriale dei media di servizio pubblico in un siffatto contesto di puro e semplice carteggio e minime sanzioni.
*Balázs Hidvéghi (NI), Kinga Gál (NI), András Gyürk (NI), Tamás Deutsch (NI), László Trócsányi (NI), Enikő Győri (NI) , Andrea Bocskor (NI), Andor Deli (NI), Lívia Járóka (NI), Ernő Schaller-Baross (NI), Edina Tóth (NI), György Hölvényi (PPE), Ádám Kósa (NI).
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