Vertice NATO, Borrell: “In Ucraina si deciderà il futuro della sicurezza dell’Europa”.

Un intervento paradossale e partigiano. Questo in sintesi, potrebbe essere considerato il discorso dell’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, a margine dell’ultimo vertice NATO di Washington DC, nel corso del quale l’esponente dell’Unione ha dichiarato che “in Ucraina, si deciderà il futuro della sicurezza dell’Europa” e indicando il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, come l’unico artefice dell’attuale crisi geopolitica in Europa. Conflitto, però, come risaputo, esacerbato dalla stessa politica estera della democratica Amministrazione Biden che, di concerto con l’asservita Unione europea, ha riempito (svuotando i propri magazzini militari), gli arsenali di Kiev negli ultimi due anni e obbligando il popolo ucraino a vivere un dramma senza precedenti.

“Guardiamo Putin che massacra la gente in Cecenia nel 1999 e in Siria – ha dichairato Borrell -. Abbiamo reagito moderatamente quando ha invaso la Georgia nel 2008 e quando lo abbiamo visto annettere la Crimea nel 2014. Putin vuole che la Russia abbia l’egemonia sul suo vicinato”.

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Il passo per agitare lo spauracchio delle ambizioni imperialiste della Russia è poi breve nella narrazione condivisa da Borrell: “La Russia si comporta ancora come un impero e Putin vuole ricostruire l’impero, che si tratti dell’impero degli zar o dell’impero sovietico. Poi finalmente, nel febbraio 2022, quando hanno iniziato a bombardare Kiev, ci siamo svegliati – (chissà perché ndr) e ci siamo resi conto che non eravamo preparati ad affrontare questa sfida”.

Tempo, quindi, per l’ennesimo passaggio “promozionale” sulla linea di politica estera adottata sul caso Ucraina: “Sono felice di dire, qui a Washington, che noi europei abbiamo iniziato a ricostruire le nostre capacità di difesa, ad aumentare i nostri bilanci per la difesa e a far crescere la nostra industria della difesa, ricostruendo una capacità più forte. Negli ultimi tre anni, la spesa totale per la difesa in Europa è aumentata di più del 30%. Quest’anno, raggiungeremo quasi – in media, tutti insieme – il 2% del PIL dell’UE”. In sintesi, più armi e meno diplomazia, tanto l’opinione pubblica negli Stati Uniti e in Unione europea può fare ben poco, visto che anche in presenza dei malumori per l’invio di armi a Kiev, gli Esecutivi dei governi del Patto atlantico continuano a seguire la linea dettata dall’Amministrazione Biden.

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Parole poi, quelle di Borrell, che certo non aiutano a gettare acqua sul fuoco nella contesa internazionale: “Che l’Ucraina prevalga è essenziale. È un requisito per la nostra sicurezza. La Russia è passata a un'”economia di guerra”, usando quello che viene chiamato “keynesianismo militare” per alimentare la macchina da guerra, potenziando l’economia attraverso la spesa militare”. Insomma, se sono gli Stati Uniti e l’Unione europea ad aumentare la spesa militare è tutto lecito, se lo fanno i “Paesi non allineati” è un crimine o, meglio, espressione di mire imperialistiche.

Strano anche, sentendo Borrell, che l’aumento della produzione militare in Russia non abbia aumentato il benessere del popolo russo. Possiamo, allora, dire lo stesso per il popolo europeo o statunitense?  

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