Vertenza Portovesme: la politica regionale è semplicemente “accessoria”.

La Glencore se ne va. Dopo l’annuncio del disimpegno dagli impianti di Portovesme e San Gavino della multinazionale anglo-svizzera Glencore, è vivida, per usare un eufemismo, la frustrazione dei vertici della Giunta regionale.

Azienda, va evidenziato, che negli ultimi 4 anni ha ricevuto oltre 140 milioni di euro di sostegni straordinari, oltre agli sgravi fiscali per l’abbattimento dei costi energetici, per mantenere la produzione e i livelli occupazionali.

“Sappiamo bene – ha dichiarato il Presidente della Regione, Christian Solinas – che la produzione dello zinco è stata incrementata in Spagna, a danno di Portoscuso, e che lo stesso è avvenuto in Germania con il piombo. Non accettiamo che la multinazionale, sorda ad ogni ragionevole proposta emersa nelle numerose interlocuzioni in Sardegna e al Ministero, metta una pietra tombale su una linea di produzione strategica per la Sardegna e per l’intero Paese, nonchè sulla dignità e il futuro dei lavoratori, proprio mentre è aperto un tavolo di confronto ai massimi livelli”.

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Azione, quindi, che non esprime certo un eccesso di etica del lavoro da parte del big player anglo-svizzero ma che sembra, invece, evidenziare l’inadeguatezza dell’attuale classe dirigente regionale, pronta a cavalcare – nel più totale sprezzo delle dinamiche di impresa – il treno della solidarietà verso la ‘bistrattata’ forza lavoro: “Ai lavoratori di Portovesme e san Gavino – conclude il Governatore -, confermo la totale vicinanza della Regione, che non li abbandonerà e garantirà non solo il sostegno di ammortizzatori sociali, ma anche ogni azione finalizzata a esplorare possibili soluzioni per la ripresa degli impianti”.

Insomma, prepariamoci ad assistere a nuovi interventi assistenziali e politiche attive per il lavoro di scarso impatto.

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