Università. Indagine sulle borse di studio, Bonaccini: “Smascherato sistema fraudolento”.
“Un sentito ringraziamento alla Guardia di Finanza di Bologna per l’operazione che ha permesso di portare alla luce un vergognoso sistema fraudolento messo in piedi a danno degli studenti, dei cittadini e della comunità regionale. Grazie all’efficace e pluriennale collaborazione che portiamo avanti con la stessa Guardia di Finanza e, più in generale, con le Forze dell’Ordine e tutte le Istituzioni coinvolte, impegnate a fare rispettare norme e legalità, è stato smascherato chi pensa di poter frodare a danno della collettività. E chi, con queste azioni, tenta di togliere diritti e benefici a coloro che ne hanno davvero bisogno”.
Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e l’assessora all’Università, Paola Salomoni, sull’operazione condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza che ha permesso di smascherare alcune centinaia di studenti stranieri iscritti agli Atenei dell’Emilia-Romagna che avevano ottenuto l’indebita assegnazione di borse di studio.
Un sistema fraudolento consolidato, emerso grazie alle indagini della Guardia di Finanza, che ha visto il coinvolgimento di oltre 300 studenti stranieri delle Università dell’Emilia Romagna, per un importo complessivo di circa un milione di euro, in parte finanziate con risorse del PNRR.
Il sistema, ideato da cinque soggetti di origine asiatica, di cui tre ex studenti dell’Ateneo bolognese, prevedeva la falsificazione della documentazione che i connazionali appena iscritti ai corsi universitari dovevano allegare alle istanze per ottenere il sussidio economico da ER.GO, l’Azienda regionale per il Diritto agli Studi Superiori dell’Emilia Romagna.
In alcune circostanze è stata riscontrata la materiale contraffazione delle attestazioni consolari relative alla certificazione dei redditi dei rispettivi nuclei familiari nel Paese d’origine (le cosiddette attestazioni ISEE estere), in quanto disconosciute dallo stesso Consolato riportato nei documenti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi sono stati rinvenuti falsi contratti di affitto ovvero l’inserimento dei nominativi degli studenti in atti di locazione già stipulati da ignari affittuari, al fine di simulare, nei confronti dell’Ente erogatore, il sostenimento delle spese di affitto.
Dai controlli svolti, infatti, sono stati individuati alcuni monolocali di pochi metri quadrati nei quali, dai contratti d’affitto contraffatti, risultavano convivere oltre dieci tra studenti e studentesse, quando in realtà gli stessi venivano ospitati da amici e conoscenti a titolo gratuito.
L’attività illecita, basata sul passaparola all’interno della comunità universitaria, avrebbe fruttato agli ideatori dai 300 ai 600 euro per ciascuna domanda presentata, a seconda dell’importo della borsa di studio ottenuta.
Proprio grazie alla sinergia tra la Guardia di Finanza e la ER.GO, supportata dalla Procura della Repubblica di Bologna, è stato possibile bloccare l’erogazione di finanziamenti per quasi 400 mila euro e ottenere la restituzione, a oggi, di oltre 200 mila euro.