Università e gender gap: incentivi per la partecipazione ai corsi STEM.

Sul versante della partecipazione ai corsi di laurea delle cosiddette discipline di area STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), secondo la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, esisterebbe una sorta di “segregazione orizzontale”, con una maggiore concentrazione delle studentesse nell’area umanistica e nelle scienze sociali.

“Analoga situazione emerge nell’analisi dell’organigramma accademico – ha aggiunto la ministra nel corso dell’ultimo Question Time -. Negli ultimi anni i docenti di ruolo nell’Università sono aumentati e la presenza delle donne è cresciuta. Ma è cresciuta in maniera inversamente proporzionale, riducendosi mano a mano che si salgono i gradini della gerarchia accademica, con una sorta, questa volta, di ‘segregazione verticale’. Tutto ciò perché, ancora troppo spesso, le giovani donne devono scontrarsi con stereotipi di genere, pregiudizi continui, ma anche scelte familiari, che si palesano come ingiuste barriere ingiuste, invisibili e invalicabili. Abbattere queste barriere è ciò che anche il ministero dell’Università e della Ricerca, per la sua quota parte, si sta impegnando a fare. All’interno del Pnrr, la riduzione del gender gap è un obiettivo trasversale. Inoltre, da tempo, si è preso un impegno preciso per monitorare la diffusione e l’utilizzo del ‘Bilancio di Genere’ che identifica una strategia di sviluppo degli Atenei”.

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“Da tempo – ha aggiunto la Bernini – il MUR lavora su più quadranti per la partecipazione delle studentesse alle discipline STEM. Ad esempio, nell’ambito del fondo giovani 2021-2023 è prevista una specifica azione (6 milioni di euro nel 2023) per incentivare le iscrizioni nelle classi STEM. È previsto, inoltre, un criterio premiale nel riparto (fino al 20%) per gli Atenei che promuovono l’equilibrio di genere nelle iscrizioni”.

foto ANDURIL85