Una vita a destra. Intervista all’avvocato Edoardo Usai.

Edoardo Usai, 77 anni, avvocato ,un vita dedicata all’impegno in politica. Nell’epoca del civismo e della politica fluida, la figura dell’avvocato Usai ci riporta a un passato nel quale la militanza, a prescindere dalla collocazione ideale, si fondava sull’adesione a precisi valori e sulla consapevolezza del proprio ruolo. Lo abbiamo incontrato per parlare con lui della politica attuale, in particolar modo della destra, area nella quale da sempre milita.

Avvocato, come si è avvicinato alla politica e da cosa è scaturita la sua adesione alla destra?

Mi sono avvicinato alla destra e al Movimento Sociale Italiano all’età di 14 anni, benché già da tempo mi considerassi missino, perché  avvertivo forte il richiamo del valore della patria. Essendo cresciuto in una famiglia fortemente anticomunista, sebbene non fascista, sono stato educato a un certo tipo di idee.

Quali valori può offrire oggi la destra a un giovane che si affaccia alla politica e all’impegno civile?

In primo luogo il senso dell’identità nazionale che è per me un tema dal quale non si può prescindere. Oggi si parla molto di integrazione europea ma se manca il senso dell’identità nazionale l’integrazione europea diventa una balla utile a certi ambienti e circoli, alla finanza internazionale, alle banche, ma sicuramente non ai cittadini. Da questo punto di vista l’MSI era un movimento che si caratterizzava per una grande apertura sociale. Diceva Giorgio Almirante che nessun partito era più a destra dal punto di vista politico del Movimento Sociale Italiano, e nessun partito era più a sinistra dal punto di vista sociale del Movimento Sociale Italiano.

Questo aspetto a mio avviso è molto importante. A lungo il Movimento Sociale Italiano è stato considerato un partito conservatore che difendeva i privilegi delle classi dominanti. Era una descrizione che poteva andare bene per la destra economica ma non per quella politica dell’MSI. Un partito conservatore  nella difesa dei valori, ma non certamente in quella dei privilegi e delle ingiustizie sociali.

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Edoardo Usai, foto Marina Federica Patteri Sardegnagol riproduzione riservata
Edoardo Usai, foto Marina Federica Patteri Sardegnagol riproduzione riservata

Quanto è cambiata la destra in questi decenni?

Se in passato, con la sola eccezione del  movimento sociale, i  partiti rifiutavano l’etichetta di “destra” oggi al contrario assistiamo alla nascita di tante correnti di pensiero in quest’area.  Ci sono destre filo atlantiche e anti atlantiche, filo americane e anti americane, filo russe e anti russe.  La parola “destra” include ormai una moltitudine di nomi, persone, fatti e idee.  

A livello europeo poi ciascuna destra nazionale ha le sue caratteristiche date dalla storia e dalle tradizioni del Paese in cui si trova.  Queste differenziazioni trovano conferma  nella difficoltà che vi sono sempre state quando si è cercato di creare un raggruppamento unitario internazionale.  La stesso partito di Orban, Fidez, benchè sia una forza chiaramente conservatrice, è membro del Partito Popolare e non di uno dei gruppi di destra del Parlamento Europeo (nei giorni successivi all’intervista Fidez ha abbandonato il PPE ndr.)

Da questo punto di vista, come valuta il fatto che Giorgia Meloni sia diventata la leader del gruppo dei “Conservatori riformisti”?

Giorgia Meloni è una leader molto capace e questo le viene riconosciuto anche dagli avversari, tranne che dal Professor Gozzini (sorride ndr.) che recentemente si è fatto trascinare dalla foga del dibattito. Credo che la sua decisione di accettare la leadership dei Conservatori riformisti abbia come scopo la salvaguardia in Europa dell’idea di patria e nazione.

Quello che, in altre parole, viene chiamato sovranismo. Vale a dire la consapevolezza della propria identità. Una consapevolezza la cui mancanza porta alla rinuncia a parti importanti di sovranità nazionale che vengono delegate a enti superiori come l’Europa o la NATO. Il sovranismo non è una parolaccia ma un modo di intendere la politica che pone al centro la salvaguardia dell’identità nazionale.

Recentemente abbiamo assistito alla nascita di partiti che si collocano alla destra dei partiti conservatori tradizionali, senza essere necessariamente anti sistema. Vox in Spagna, AFD in Germania, Forum per la Democrazia in Olanda. Ritiene che un fatto simile possa verificarsi in Italia? Lo considera auspicabile?

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In Italia è esistita una forza di destra alternativa al sistema: il Movimento Sociale Italiano. Successivamente è iniziato un lento processo di trasformazione, il famoso “sdoganamento”,  che ha portato la destra a essere protagonista nell’attuale scena politica italiana. Mi perdoneranno gli amici che sono stati con me nell’MSI, ma credo il merito di ciò sia di Berlusconi che è riuscito a mettere in movimento un sistema politico basato sull’emarginazione della destra.

Non sono invece d’accordo sul fatto che AFD e VOX siano dei partiti di sistema. Credo anzi che le forze politiche che in Europa vengono definite con una banalizzazione idiota di “estrema destra”, siano molto più anti sistema di quanto si pensi. VOX in Spagna partecipa regolarmente alle elezioni ma propone un’idea di Stato molto diversa da quello attuale.

Edoardo Usai, foto Marina Federica Patteri Sardegnagol riproduzione riservata
Edoardo Usai, foto Marina Federica Patteri Sardegnagol riproduzione riservata

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’iniezione di facce nuova nella politica. La percezione che hanno molti, però, è che si sia persa la Politica con la P maiuscola.  È d’accordo con questa valutazione?

Sulla politica di oggi è necessario fare un ragionamento approfondito. La politica attuale non ha niente a che vedere con quella del passato. L’iniezione di persone provenienti dalla cosiddetta società civile non è servita molto a innalzarne la qualità. A questo si aggiunga che nell’opinione pubblica è maturata una fortissima anti politica. I risultati clamorosi ottenuti da Grillo sono dovuti all’astio di un’opinione pubblica che non ne poteva più della vecchia politica e probabilmente neppure della nuova. Rimettere insieme i cocci non sarà semplice, anche a causa di una grande confusione di fondo. Quelli che in origine erano i sostenitori dell’antipolitica, i grillini, oggi si sono accomodati dentro il palazzo dove hanno trovato un ambiente naturale in cui “fare l’uovo”, cambiando alleanza e persone a seconda della convenienza del momento. Ciò non giova alla politica perché l’opinione pubblica si rende perfettamente conto di queste pagliacciate con la conseguenza che tutti quelli che fanno politica vengono equiparati a dei buffoni, dei bugiardi e dei ladri.   

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Cosa manca all’attuale politica rispetto a quella del passato?

All’attuale politica mancano i maestri. I maestri non erano necessariamente quelli del tuo partito ma persone  che avevano più esperienza di te e che ti davano consigli preziosi su come agire. Nel 1989, dopo una lunga esperienza da consigliere comunale a Cagliari, venni eletto per la prima volta in consiglio regionale insieme a Carmelo Porcu e Paolo Cadoni. Qualche spirito buono dell’allora maggioranza mi disse “Edoardo, un consiglio, nei primi sei mesi intervieni solo per le cose strettamente necessarie e, soprattutto, ascolta. Ascolta e basta”. Di questo consiglio ho fatto tesoro e le cose non sono andate male. Credo che ora nei giovani manchi l’umiltà di ascoltare le idee e le opinioni di chi è più anziano a causa di questo voglia diffusa di “rottamazione”.

A proposito di nuove generazioni, ritiene che le politiche giovanili, delle quali si è occupato da Assessore al Comune di Cagliari, siano ancora importanti?

Senza dubbio. Una delle più grandi criticità alle quali assistiamo è l’impossibilità per i giovani di aggregarsi in associazioni o in altre forme, in un momento di crisi spaventosa per la società. Lo vediamo tutti. Cagliari è una piccola città ma ogni giorno, ogni sabato, ogni domenica si verificano risse, ferimenti e disordini. Di fronte a questo sfascio l’Istituzione pubblica avrebbe il dovere di offrire ai giovani luoghi sicuri in cui condividere idee, discutere, socializzare. E invece mancano gli oratori, mancano i centri d’aggregazione, mancano gli stessi partiti che in passato con le loro organizzazioni giovanili svolgevano un’importante funzione educativa. La politica sta abbandonando i giovani a se stessi e presto tutti noi pagheremo le conseguenze di ciò.

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