Un anno dall’avvelenamento di Alexei Navalny, UE: “Il caso non deve restare irrisolto”.

A un anno dall’avvelenamento di Alexey Navalny, avvenuto il 20 agosto 2020, l’UE ha continuato a chiedere alla Federazione russa di indagare sul tentativo di omicidio dell’attivista Alexei Navalny, ricordando inoltre che l’uso di armi chimiche viola il diritto internazionale: “Il caso di Alexei Navalny non deve restare irrisolto e i responsabili devono essere assicurati alla giustizia”.

L’Unione europea, 12 mesi fa, aveva condannato con la massima fermezza il tentativo di assassinare Navalny, imponendo misure restrittive a sei persone e a un’organizzazione russa. Sanzioni inflitte anche nel mese di marzo 2021 ai danni di 4 persone coinvolte nell’arresto di Alexei Navalny e nella successiva repressione delle proteste pacifiche nel Paese.

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“Siamo profondamente preoccupati per l’arresto del signor Navalny – si legge nella nota del portavoce dell’UE – e per le nuove accuse penali mosse contro di lui, i membri del suo staff e per la messa al bando della sua organizzazione in vista delle elezioni per il rinnovo della Duma di Stato di settembre. L’impatto di queste decisioni, in combinazione con una serie di misure repressive contro ONG e individui nel Paese, si traduce in un’ulteriore violazione delle libertà fondamentali, limitando lo spazio per la società civile e i diritti dell’opposizione politica in Russia”.

L’Unione europea ha quindi ribadito la richiesta per il rilascio immediato di Alexei Navalny: “Ci aspettiamo che la Russia rispetti i diritti umani e i propri obblighi nazionali e internazionali ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

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Foto Evgeny Feldman