Uffici giudiziari, Leu Sardegna: “Riconoscimento della formazione e concorsi per i tirocinanti”.

Questa mattina i Consiglieri regionali del Gruppo Liberi e Uguali Sardigna, Daniele Cocco ed Eugenio Lai, hanno presentato una interrogazione sulla situazione di precariato dei giovani laureati impiegati come tirocinanti presso gli uffici giudiziari del distretto della Corte d’Appello di Cagliari, chiedendo di attivare le procedure necessarie per garantire il riconoscimento della formazione e del titolo professionale acquisito durante il tirocinio e di attivare procedure concorsuali straordinarie, al fine di consentire l’inserimento lavorativo presso la Regione Autonoma della Sardegna dei tirocinanti che hanno prestato servizio per almeno dodici mesi presso gli uffici giudiziari della Sardegna.

“Nel dicembre del 2018 – ha ricordato Daniele Cocco – la Regione Autonoma della Sardegna, tramite l’ASPAL quale soggetto promotore, e la Corte d’Appello di Cagliari hanno siglato un accordo per l’attivazione di una collaborazione per la realizzazione di tirocini – trenta ore settimanali per sei mesi, poi rinnovato per altri sei mesi – destinati a 103 giovani laureati sardi per la formazione nell’ambito amministrativo e gestionale dell’attività giudiziaria presso gli uffici di Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano e Tempio Pausania”.

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Tirocinanti che per gli esponenti del gruppo LeU hanno garantito la continuità delle prestazioni in ambito amministrativo e gestionale nonostante la situazione di incertezza lavorativa.

“Ritengo – ha proseguito Cocco – che il tirocinio rappresenti un’esperienza pratica sul campo che consente il contatto diretto dei giovani laureati con le Pubbliche Amministrazioni determinando, nel contempo, una valida opportunità per le stesse Amministrazioni di acquisire competenze specifiche già formate e specializzate presso i propri uffici. È importante offrire concrete possibilità di lavoro a qualificati giovani laureati sardi che, dopo aver svolto il tirocinio formativo negli uffici giudiziari della Sardegna, non vedendo riconosciute le proprie aspettative professionali e lavorative sono costretti ad esercitare nelle diverse forme di lavoro flessibile o non regolare, ovvero, come sempre più spesso accade, ad emigrare”.

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