UE e Azerbaijan: continuano i compromessi con il regime autoritario?
L’Unione Europea continua il dialogo con il regime di Ilham Aliyev, nonostante la ferma condanna del Parlamento Europeo sulle violazioni dei diritti umani in Azerbaijan.
Lo scorso 24 ottobre, per esempio, l’Europarlamento ha approvato una risoluzione che respinge l’idea di mantenere normali relazioni diplomatiche con Baku, denunciando abusi contro i diritti umani e violazioni del diritto internazionale, in particolare nei confronti dell’Armenia. Tuttavia, il 4 dicembre, la neoeletta Vicepresidente della Commissione e Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Kaja Kallas, ha incontrato il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov durante il Consiglio ministeriale dell’OSCE. In seguito, Kallas ha definito l’incontro “positivo” e ha sottolineato il rafforzamento della partnership tra Bruxelles e Baku. Nulla di nuovo rispetto a quanto visto nel corso del primo mandato di Ursula von der Leyen e, soprattutto, degli accordi energetici siglati con Baku.
Perplessità sulle quali è intervenuto l’eurodeputato Emmanouil Fragkos dei Conservatori e Riformisti europei che ha sollevato interrogativi critici sulla posizione dell’UE, chiedendo alla Commissione di riferire sui “punti positivi” dell’incontro con il governo azero, in assenza di garanzie sulla liberazione dei 320 prigionieri politici, il rimpatrio degli ostaggi armeni e il ritorno degli armeni nel Nagorno-Karabakh, come richiesto dalla Corte Internazionale di Giustizia.
Questione che mette in luce il delicato equilibrio tra valori democratici e interessi geopolitici dell’Ue. L’Azerbaijan, infatti, è un partner strategico per l’energia, ma il suo dossier sui diritti umani resta critico. Evidenti problemi di coerenza, legati alla realpolitik, che per la Commissione europea rappresentano il pane quotidiano.
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