Ucraina, Turchia e Medio Oriente: le ultime conclusioni del Consiglio europeo.
Nel contesto delle prossime elezioni europee, il Consiglio europeo ha ribadito, nelle sue ultime conclusioni, la determinazione dell’Unione e dei suoi Stati membri a monitorare attentamente e contenere qualsiasi rischio derivante dalla disinformazione, anche attraverso l’intelligenza artificiale, nonché dalla manipolazione delle informazioni e dalle ingerenze da parte di attori stranieri nei processi elettorali. Disinformazione, però, che passa anche per le numerose dichiarazioni autocelebrative e prive di senso critiche delle stesse istituzioni europee, sempre meno indipendenti e diplomatiche verso le grandi crisi geopolitiche mondiali, come tristemente ricordato dalle dichiarazioni dei vertici Ue.
Conclusioni, andando oltre le questioni sostanziali, nelle quali il Consiglio ha invitato le istituzioni dell’UE e le autorità nazionali a cooperare sul “pieno e risoluto sostegno all’Ucraina” – assistenza, come rilevato negli ultimi 24 mesi, che passa per la fornitura di armi e prestiti al Governo di Kiev – e, come ormai ricorda lo scarsamente critico refrain europeo, a condannare la Russia.
Nel frattempo per il Consiglio europeo, che da una parte chiede lo stop alla violenza, bisogna “fornire urgentemente sostegno alla difesa aerea dell’Ucraina e accelerare e intensificare la fornitura di tutta l’assistenza militare necessaria, comprese munizioni di artiglieria e missili”.
Insomma, gli evidenti segnali di squilibrio e di interesse sono particolarmente evidenti dalle parti del Consiglio europeo.
Intervenendo, poi sul Medio Oriente, il Consiglio ha confermato il proprio equilibrio, condannando in modo fermo e inequivocabile “l’attacco iraniano contro Israele”. Nessun accenno, però, sul fatto che, geopoliticamente parlando, Israele continua a non essere un Paese riconosciuto da alcuni Paesi nell’area mediorientale e non*, tra i quali la Tunisia, con la quale la “democratica” Unione europea ha siglato accordi decisamente importanti. Dettagli, forse, per qualcuno/a.
Questioni di “lana caprina” per la classe dirigente europea che ha pure dichiarato che l’Unione europea ribadisce il suo impegno a collaborare con i partner per porre fine senza ritardo alla crisi a Gaza e attuare la risoluzione 2728 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sulla quale gli “esportatori di democrazia” per eccellenza, gli Stati Uniti, si sono però astenuti, senza contare la proposta del veto a tre precedenti risoluzione riguardanti il cessate fuoco a Gaza.
Una realtà che, di fatto, rende poco credibili e sostanziali le azioni per la richiesta di un “immediato” cessate il fuoco immediato e la liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi.
Spazio, infine, alle relazioni dell’Ue con la Turchia, Paese notoriamente incerto sullo Stato di diritto e sulla cooperazione con Grecia e Cipro: ricordiamolo, entrambi membri dell’Ue: “È nell’interesse strategico dell’Unione europea poter contare su un contesto stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia – si legge nelle conclusioni -. Il Consiglio europeo incarica il Coreper, nel rispetto delle competenze delle istituzioni pertinenti, di portare avanti i lavori sulle raccomandazioni della comunicazione congiunta in linea con precedenti conclusioni del Consiglio europeo e in modo graduale, proporzionato e reversibile, fatti salvi ulteriori orientamenti da parte del Consiglio europeo. Il Consiglio europeo mantiene il suo pieno impegno a favore di una soluzione globale del problema di Cipro, nel quadro delle Nazioni Unite, in conformità delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e in linea con i principi su cui si fonda l’Unione e con l’acquis. Il Consiglio europeo accoglie con favore la nomina di María Angela Holguín Cuéllar a inviata personale del segretario generale delle Nazioni Unite per Cipro”.
*Afghanistan, Algeria, Arabia Saudita, Bangla Desh, Bhutan, Brunei, Emirati Arabi Uniti, Gibuti, Indonesia, Iraq, Isole delle Comore, Kuwait, Libano, Libia, Malesia, Nord Corea, Pakistan, Somalia, Sudan, Siria e Yemen, Bahrain, Bolivia, Chad, Cuba, Guinea, Iran, Mali, Marocco, Mauritania, Nicaragua, Niger, Oman, Qatar, Tunisia, Venezuela.
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