Ucraina, Maria Chiara Carrozza: “Promuovere azioni di accoglienza di studentesse e studenti, ricercatori e professori ucraini”.

In occasione delle celebrazioni a Parigi per i 15 anni dell’European Research Council (Erc), la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Maria Chiara Carrozza, ha ricordato che la scienza rappresenta “un fondamentale veicolo di pace e collaborazione”, confermando la sospensione di accordi e missioni del Cnr con la Federazione russa.

“Sto conducendo alcuni incontri a livello europeo – tra Londra e Parigi – che mi confermano come la scienza resti un fondamentale veicolo di amicizia e collaborazione, che sono la base del progresso e del benessere. Tengo a dirlo oggi, a margine delle manifestazioni per i 15 anni dell’European Research Council, che è non soltanto un formidabile strumento di supporto e finanziamento dell’Unione ma anche il simbolo di una visione comunitaria della ricerca, che produce eccellenza attraverso la cooperazione tra Paesi”.

“La nostra prima preoccupazione – prosegue Carrozza – va alle vittime dell’invasione e l’auspicio è che la diplomazia e il dialogo prevalgano prima possibile sulla violenza delle armi. E il richiamo alla scienza come volano di pace e sviluppo deve essere sempre fatto presente da chi svolge attività di ricerca. L’impegno dell’Ucraina verso l’UE nel campo della scienza è stato suggellato dall’accordo di associazione al Programma quadro, che conferisce alle istituzioni di ricerca ucraine gli stessi diritti e prerogative degli Stati membri. Ci stiamo subito attivando, come richiesto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, per promuovere azioni di accoglienza di studentesse e studenti, ricercatori e professori ucraini, valutando ogni tipo di disponibilità al riguardo in termini di borse di studio e alloggi”.

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“Con dolore ho dato l’indicazione di sospendere le missioni in Russia e annunciato che quest’anno non rinnoveremo gli accordi con istituzioni accademiche e di ricerca della Federazione. L’Unione Europea ha infatti adottato sanzioni con le quali intende scongiurare l’eventualità che pur legittime collaborazioni di ricerca possano fornire involontario sostegno all’azione militare. Questa misura temporanea è inevitabile per dare sostegno alla comunità di ricerca ucraina e manifestare il dissenso della nostra rete scientifica a qualsiasi forma di violenza. Naturalmente ciò non vuole rappresentare in alcun modo una chiusura contro la comunità scientifica russa e i suoi ricercatori, che non hanno alcuna responsabilità per quanto sta accadendo e ai quali va tutta la nostra solidarietà in questo momento difficilissimo. L’augurio è che si possa al più presto riprendere gli importanti progetti di ricerca comuni”.

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“L’orrore della guerra, che eravamo convinti di non dover più osservare sul territorio europeo, si aggiunge a un post-pandemia che già era stato definito come una sorta di dopoguerra. Veniamo da due anni di gravi sofferenze a livello sanitario, socioeconomico, psicologico, e gli sforzi di tutti dovrebbero essere diretti alla ricostruzione di una società più equa, sostenibile, avanzata, secondo lo spirito e grazie ai mezzi del Recovery Plan e del Pnrr, concepiti proprio per far progredire in maniera uniforme l’UE e fungere da collante delle diverse fragilità Europee. Il conflitto in Ucraina riguarda quindi tutti noi, in senso morale e materiale”.

“La voce della scienza, in questo momento, deve levarsi ancora più forte, poiché non c’è vera pace senza avanzamento culturale, conoscenza, comprensione delle cose e delle persone, senza progresso, benessere, sviluppo. Per questo – conclude – unisco il mio appello a quello di tanti colleghi italiani e stranieri, a nome personale e di tutti i colleghi e le colleghe del Cnr”.

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