Ucraina: i saluti finali di Austin III dopo 3 anni di ostilità con la Russia.
I “partner e alleati” dell’Ucraina, dopo 3 anni dalla prima riunione del gruppo di Contatto per la difesa dell’Ucraina, si sono ritrovati esattamente a Ramstein, quasi a voler chiudere un cerchio e condividere le “solite” dichiarazioni autocelebrative circa i “grandi risultati” raggiunti per la difesa dell’integrità territoriale dell’Ucraina.
Sfortunatamente, però, dopo quasi 36 mesi di ostilità, la realtà dice che le cosiddette nazioni democratiche hanno prodotto solo morte e devastazione in Ucraina, non raggiungendo, peraltro, alcun determinante obietivo militare strategico contro la Federazione Russa, escludendo il copioso (per non chiamarlo plurimiliardario) flusso di armi – democratico va ricordato – consegnato al Governo di Kiev.
Arsenale, probabilmente, utilizzato anche in altri contesti globali, come suggerirebbe l’attività dell’Ucraina in alcune nazioni africane e l’assenza di monitoraggio da parte degli USA e dell’UE sulle armi consegnate negli ultimi 3 anni.
“Quasi tre anni fa – ha dichiarato in apertura il Segretario alla Difesa statunitense, Llyod J. Austin III – ci siamo riuniti a Ramstein per la prima volta. È stato un momento di grande incertezza e urgenza. La sopravvivenza dell’Ucraina era in pericolo. Ma due cose erano già chiare. Il popolo ucraino aveva scelto di combattere. E aveva bisogno di aiuto dai Paesi di tutto il mondo”. Dopo 3 anni, però, lo stesso popolo ucraino si ritrova a non avere quasi neanche più soldati per imbracciare le armi degli “esportatori di democrazia”.
L’esponente della “diplomatica” America, ha poi rimarcato le principali milestones del sostegno dei “partner e alleati” alla causa ucraina: “Nei primi mesi di guerra, abbiamo fornito di tutto, dai missili Javelin e Stinger ai sistemi di artiglieria. E questo ha aiutato l’Ucraina a resistere alla prima spinta dell’invasione di Putin. Mese dopo mese, i membri di questo Gruppo di contatto hanno contribuito a fornire, produrre e sostenere i sistemi e le munizioni di cui l’Ucraina ha bisogno. Ciò include sistemi avanzati di difesa aerea e capacità di attacco a lungo raggio”. Che dire! Forse si poteva imboccare un percorso più virtuoso ed economico in termini di vittime e investimenti militari, ovvero quello della diplomazia. Ma, senza ombra di dubbio, la spinta economica, come ogni guerra insegna, non poteva essere soppressa. E oggi, oltre al fallimento geopolitico americano ed europeo (soprattutto) ci si appresta nelle prossime settimane, con la proclamazione di Donald Trump il prossimo 20 gennaio, ad assistere alla firma di un accordo che, di fatto, ridimensionerà il piccolo presidente illegittimo ucraino e confermerà l’annessione delle repubbliche nel Donbass.
Dinamiche forse non comprese tra i “grandi” del gruppo di contatto come suggerirebbe il discorso dell’esponente dell’amministrazione Biden: “Questo Gruppo di contatto si è evoluto. Abbiamo creato otto Coalizioni di capacità. Sono guidate da 14 paesi, così come l’Ucraina. In stretta collaborazione con i nostri Direttori degli Armamenti Nazionali, queste nuove coalizioni assicurano che il nostro supporto sia coordinato, efficiente e sostenibile. Grazie alla leadership della coalizione dell’Aeronautica, l’Ucraina ora sta volando con caccia di quarta generazione. E grazie alla coalizione marittima, l’Ucraina sta sviluppando le capacità di cui ha bisogno per sconfiggere e scoraggiare l’aggressione russa nel Mar Nero”. Resta, sullo sfondo, un tema irrisolto. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo dei “partner e alleati”, ovvero mettere in ginocchio la Russia. Federazione russa, invece, che ha continuato per tutta la durata del conflitto a proporre soluzioni per porre fine alle ostilità. Anche quando il sanguinario Biden spingeva per portare il mondo sull’orlo della terza guerra mondiale, come ricorda la rimozione della riserva per l’utilizzo delle armi a lungo raggio contro la Russia.
Incomprensibile poi l’incoerenza del discorso del Segretario della Difesa americana, impacciato tra i proclami di successo del gruppo di contatto e l’evidenziazione del vigore degli attacchi russi in terra ucraina: “Il Cremlino di oggi ci ricordano la portata del pericolo. Putin non molla. Le sue forze continuano la loro offensiva logorante nell’Ucraina orientale. Nel frattempo, il Cremlino continua a bombardare i civili e le infrastrutture critiche dell’Ucraina senza pietà o pausa. Ancora una volta, l’Ucraina affronta un inverno di guerra. E ancora una volta, Putin sta prendendo di mira la rete energetica ucraina. E sta usando attacchi missilistici e droni sempre più spietati”.
Statement preludio per le dichiarazioni altrettanto ciniche e spietate: “A febbraio festeggeremo i tre anni di guerra di Putin – ha aggiunto Austin III -. E la posta in gioco è ancora enorme, per la nostra sicurezza. Se Putin ingoia l’Ucraina, il suo appetito non potrà che crescere”. Cosa dire allora dell’Ue e della NATO che negli anni si è sempre più spostata ad est dell’Europa? Tutto normale? Tutto accettabile in un mondo dove solo i mistificatori della realtà possono decidere cosa è giusto o sbagliato secondo la dottrina del “doppio standard?
Nel suo discorso Austin III ha poi ringraziato i presenti, essendo ormai prossimo la fine del suo mandato: “Ora, come tutti sapete, oggi segna il mio ultimo Gruppo di contatto. Sono incredibilmente orgoglioso di ciò che abbiamo realizzato insieme. Negli ultimi anni, abbiamo mosso cielo e terra per dare all’Ucraina l’assistenza per la sicurezza di cui ha bisogno. Insieme, abbiamo impegnato più di 122 miliardi di dollari in assistenza per la sicurezza e ampliato fabbriche in tutto il mondo. Ciò ha accelerato le capacità dell’Ucraina, che vanno dai sistemi di artiglieria alle munizioni ai carri armati da combattimento principali. Include piattaforme di difesa aerea, intercettori e droni”. Un grande risultato per la democrazia e le vittime della guerra per interposta persona voluta dagli Stati Uniti d’America.
Spirito democratico condiviso anche dai “leader globali dei diritti umani”, ovvero i Paesi dell’Ue: “Solo nelle ultime settimane – ha puntualizzato ancora Austin III – abbiamo visto i membri del Gruppo di contatto farsi avanti con nuove importanti donazioni. La Germania ha annunciato che consegnerà 680 milioni di dollari di equipaggiamento militare all’Ucraina entro la fine dell’anno. Altri hanno già stanziato generose somme per gli aiuti del 2025. La Norvegia ha impegnato più di 2 miliardi di dollari per il supporto militare. E il Regno Unito sta stanziando 3 miliardi di sterline all’anno. In percentuale del PIL, Danimarca, Estonia e Lettonia sono ora i tre principali fornitori di assistenza all’Ucraina”, ha concluso Austin III.
Bisognerà attendere ancora poche settimane per vedere un importante cambio di narrativa sul tema Ucraina, ricordandoci che tutta questa guerra in Europa è stata una missione fallita degli americani e che la nazione ucraina sarà devastata dalla corsa alla ricostruzione di “partner e alleati” e dall’indebitamento della popolazione ucraina.
Un prezzo molto alto, indubbiamente per gli incolpevoli ucraini!
foto Chad J. McNeeley, DOD