Turismo, Istat: Primavera 2020, stagione mancata

Istat , rilevazioni sul turismoPer l’ISTAT la Primavera 2020 sarà una occasione mancata per il turismo italiano, come dimostrano le ultime rilevazioni sull’impatto del Covid-19 sull’industria turistica. Una debaclè di dimensioni epiche se si pensa che l’Italia è al primo posto in Europa per quota di esercizi ricettivi e in seconda posizione per le presenze di clienti stranieri (il 50,6% nel 2019).

Una Primavera che della bella stagione porta solo il nome, secondo i numeri della rilevazione ISTAT.  Un trimestre dove si sarebbero dovute registrare almeno 81 milioni di presenze turistiche, pari al 18,5% del totale annuale, soprattutto di clienti stranieri (56% delle presenze). In pratica durante la Primavera si registra un quinto delle presenze turistiche dell’anno in Italia.

Numeri deprimenti calcolando che il valore aggiunto delle attività turistiche vale il 6% del totale dell’economia italiana.

Uno degli effetti economici più immediati della crisi associata al Covid-19, si legge nella rilevazione dell’Istituto di statistica, è stato il blocco dei flussi turistici. I primi effetti sono già emersi a febbraio, con il diffondersi dell’epidemia in molti paesi, ma è agli inizi di marzo che si è giunti all’azzeramento dell’attività in corrispondenza dei provvedimenti generalizzati di distanziamento sociale.

In base al DCPM n.19 del 25 marzo, le strutture ricettive di tipo extra-alberghiero sono state considerate attività non essenziali e, salvo eccezioni, hanno chiuso. Gli esercizi alberghieri avrebbero potuto continuare a operare, formalmente, ma nella grande maggioranza dei casi hanno sospeso ogni attività.

LEGGI ANCHE:  Lavoro. Cresce l’interesse per i contratti di produttività.

Città di CagliariD’altro canto, al di là dei provvedimenti di blocco, anche altri comparti che trovano alimento nella domanda attivata dai turisti hanno subito impatti di rilievo: si tratta della ristorazione, di diverse componenti dei trasporti e, in misura più contenuta, del commercio.

Le incertezze dovute all’esigenza di contenimento della pandemia non aiutano certo a sgomberare il campo dei problemi per le aziende, specialmente per le piccole strutture extra-alberghiere, come indicano i dati del 2018 dell’Istat, che ha rilevato infatti circa 183 mila esercizi extra-alberghieri e 33 mila esercizi alberghieri. Le regioni più colpite, in base al numero di posti letto, saranno il Veneto (15,4% del totale) la Toscana (11,1%) l’Emilia-Romagna (9,0%) il Lazio (7,6%) e la Lombardia (7,3%).

L’arresto dei flussi turistici a partire perlomeno da marzo ha azzerato un’attività che proprio nel trimestre marzo-maggio ha la sua fase di rilancio stagionale, favorita dal susseguirsi di occasioni tra le festività pasquali e la Pentecoste (rilevante soprattutto per l’afflusso estero). Risulta quindi importante capire quale sia la dimensione della perdita associabile a tale periodo, facendo riferimento a ciò che era accaduto lo scorso anno.

Nel trimestre marzo-maggio 2019 si sono registrate in Italia circa 81 milioni di presenze turistiche, pari al 18,5% del totale annuale. La media europea nello stesso trimestre è leggermente superiore (20,9%) perché tiene conto delle percentuali, più alte rispetto all’Italia, di alcuni paesi come la Germania (23,5%) il Regno Unito (22,5%) e la Spagna (22,4%) dove la distribuzione del turismo nell’arco dell’anno è meno caratterizzata dal picco della stagione estiva.

LEGGI ANCHE:  Covid-19: 448 nuovi positivi in Sardegna.

Laguna di Santa Gilla, foto Marina Federica PatteriLa composizione della domanda di turismo in Italia indica che nella stagione primaverile la clientela estera è (con il 56% delle presenze) più rappresentata che nel resto dell’anno. Quanto alla tipologia di alloggio, a primavera le strutture alberghiere risultano di gran lunga le preferite, con una quota significativamente superiore a quella annua (70,6%).

Nel complesso, in questo periodo si concentra il 20,3% delle presenze annuali nelle strutture alberghiere e circa il 23% delle presenze di clienti stranieri, a conferma dell’importanza di questo trimestre per il settore alberghiero e turistico.

Un blocco dei flussi turistici stranieri che ha portato alla perdita di circa 10 miliardi. Nel 2019, la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in Italia ammontava a circa 44,3 miliardi euro; al suo interno la componente più consistente è stata quella per i servizi di alloggio, seguita dalla ristorazione con oltre un quinto del totale e, con quote inferiori, lo shopping e il trasporto.

Considerando il solo trimestre marzo-maggio del 2019, tale componente è risultata pari a 9,4 miliardi di euro. Quest’anno, nello stesso periodo, la quasi totalità del normale flusso di spesa effettuato da viaggiatori stranieri è destinato a risultare nullo.

Spiaggia della Pelosa, TurismoL’importanza della clientela straniera in questo periodo dell’anno è confermata anche dai dati di flusso della spesa turistica annua nella situazione pre-crisi: essi mostrano, tra marzo e maggio, un’incidenza della componente straniera (circa il 21,4% del totale annuo) significativamente più elevata di quella domestica.

LEGGI ANCHE:  Dal 1° maggio addio al Passenger Locator Form.

Una delle questioni cruciali per il settore turistico è che l’attuale crisi, provocata dal blocco necessario per contrastare l’emergenza sanitaria, è destinata a perdurare pur con forme attenuate anche nel prossimo futuro.

Per valutare questi aspetti è importante conoscere le dimensioni del tessuto produttivo esposto direttamente agli effetti di tale crisi.  Dal Registro esteso sulle imprese “Frame-SBS”, che contiene dati individuali su tutte le imprese industriali e dei servizi attive nel nostro paese (circa 4,4 milioni di unità) emerge che, nel 2017, il settore ricettivo in senso stretto era composto da oltre 52 mila imprese, di cui quasi 24 mila operanti nel comparto alberghiero e quasi 27 mila in quello degli alloggi e altre strutture per vacanze e circa 2 mila le imprese attive nel campo dei soggiorni all’aria aperta.

Questo insieme di imprese impiegava quasi 283 mila addetti, di cui 220 mila dipendenti; la componente degli alberghi è del tutto prevalente in termini di occupazione (75% degli addetti). Dal punto di vista del risultato economico il comparto ricettivo ha registrato in passato un fatturato di 25,6 miliardi di euro, a cui le imprese alberghiere contribuisco per 20,1 miliardi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *