Turismo delle origini: 141 miliardi di potenziale indotto per l’Italia.
Attrarre in Italia le comunità della diaspora italiana nel mondo può generare fino a 141 miliardi di Euro grazie al turismo delle radici secondo un recente lavoro di ricerca realizzato dal TEHA Group.
In particolare, potizzando il coinvolgimento degli 80 milioni di discendenti italiani nel mondo, il valore economico totale potenziale creato dal turismo delle radici potrebbe ammontare a 65 miliardi di Euro, superando i 141 miliardi di Euro applicando il moltiplicatore economico del turismo.
L’Italia, va ricordato, è una potenza turistica globale, avendo contato nel 2023 oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di pernottamenti, con i turisti internazionali (52,4% del totale) che hanno superato i visitatori nazionali. La ricca storia di emigrazione dell’Italia, ancora, ha generato una vasta diaspora, con una stima di 80 milioni di discendenti italiani nel mondo. Diaspora, per i ricercatori del TEHA Group, che offre un’opportunità significativa per il “turismo delle
radici”, un settore in crescita in cui i discendenti visitano la loro patria di origine.
Turismo delle radici che rappresenta circa il 15% delle presenze turistiche totali in Italia, con un mercato potenziale proveniente principalmente da Brasile, Argentina e Stati Uniti. Il 97,3% degli intervistati tra gli oriundi italiani ha espresso il forte desiderio di visitare l’Italia per entrare in contatto con il proprio patrimonio di origine: i turisti delle radici tendono a rimanere più a lungo (in media 9,8 giorni rispetto ai 6,8 giorni dei visitatori internazionali che pernottano), contribuendo alle economie locali, soprattutto nelle regioni meno conosciute.
L’Italia, recentemente, ha definito obiettivi strategici e lanciato specifiche iniziative per promuovere il turismo delle radici, dihiarando il 2024 l’anno delle radici italiane nel mondo. Al centro di questa iniziativa c’è il programma “Italea”, un progetto globale con un valore complessivo di 20 milioni di euro stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), pensato per valorizzare il turismo delle radici in tutta Italia. “Italea” mira a mettere in contatto i discendenti italiani nel mondo con il loro patrimonio attraverso viaggi, itinerari personalizzati e accesso alle risorse genealogiche. Il programma cerca di facilitare i viaggi verso i villaggi degli antenati, i punti di riferimento locali e gli eventi culturali.
Molti Paesi che cercano di rafforzare i legami con le comunità della diaspora hanno messo in atto diverse strategie e misure che possono essere adottate come buone pratiche. Le iniziative di successo di vari Paesi dimostrano l’importanza di avviare strategie a 360 gradi che includano lo stanziamento di risorse finanziarie e l’accessibilità dei servizi di ricerca
genealogica, come, ad esempio, le iniziative culturali della Francia e le visite in Corea del Sud per i giovani
coreani d’oltremare, l’organizzazione di eventi e campagne a tema su larga scala, come nel caso di “The Gathering Ireland” (2013) e dell’“Anno del ritorno a casa” (“Year of Homecoming”) della Scozia (2009 e 2014). Ancora, lo sviluppo di strumenti e piattaforme digitali per la pianificazione dei viaggi, come nel caso del sito web dedicato ai cittadini tedescoamericani in Germania. La promozione di partnership con organizzazioni locali e internazionali, come l’iniziativa egiziana “Nostos: Reviving Roots” lanciata dall’Egitto insieme a Grecia e Cipro. Infine, l’offerta di un sostegno continuo da parte dei governi attraverso agenzie dedicate (come l’Overseas Chinese Affairs Office della Cina) o ministeri della diaspora (come in Armenia, Messico e India).
Lo Studio del TEHA Group, in particolare, ha individuato 6 aree prioritarie d’intervento per attrarre le comunità transfrontaliere della diaspora e valorizzare il potenziale del turismo delle radici in Italia.
La definizione di una solida struttura di governance multi-ministeriale e di una strategia nazionale è un primo punto d’azione per elevare il turismo delle radici da iniziativa temporanea ad asset strategico permanente per l’Italia. Questo approccio mira a definire una strategia coesa e a lungo termine che sfrutti pienamente il potenziale del turismo delle radici.
Dovrebbe essere istituita una Cabina di Regia multi-ministeriale, che coinvolga i ministeri chiave, tra cui gli Affari Esteri, il Turismo e la Cultura, per sviluppare una strategia nazionale per il turismo delle radici. Per ovviare all’attuale mancanza di un rappresentante governativo univoco per le comunità italiane all’estero, si potrebbe nominare un viceministro specifico per gli italiani all’estero.
Per offrire esperienze significative ai turisti delle radici, la valorizzazione dell’offerta territoriale e culturale dell’Italia dovrebbe rappresentare una seconda area di intervento per una roadmap del turismo delle radici. Ciò include la creazione di una rete strutturata di “città italiane della migrazione” con infrastrutture e servizi migliori, come strutture residenziali,
collegamenti di trasporto e connettività digitale.
Il riconoscimento della doppia cittadinanza è una pietra miliare per una strategia efficace per entrare in contatto con le comunità della diaspora, ma il sistema attuale dovrebbe essere completamente rivisto, attraverso uno snellimento del processo di richiesta della cittadinanza, l’adozione di un approccio multiforme che preveda la digitalizzazione delle
procedure, l’aumento delle risorse per la rete consolare e l’aggiornamento del quadro legislativo.
Dovrebbero inoltre essere implementati meccanismi di finanziamento solidi e strutturati per potenziare le comunità della diaspora italiana all’estero e sostenere lo sviluppo dei piccoli comuni. Queste azioni dovrebbero attingere da fonti pubbliche e private, con criteri di assegnazione chiari basati sull’importanza strategica, sul potenziale di collaborazione e
sull’allineamento con gli obiettivi di diplomazia culturale ed economica dell’Italia. Ciò potrebbe includere sovvenzioni annuali, finanziamenti basati su progetti e programmi di sostegno finanziario a lungo termine per le comunità e associazioni della diaspora.
La piena visione d’insieme e comprensione circa lo stato dell’arte sui discendenti italiani nel mondo e i loro comportamenti di viaggio è un quinto pilastro per una roadmap dell’Italia incentrata sul turismo delle radici. Si potrebbe sviluppare una categoria statistica specifica per il turismo della “scoperta delle radici”, superando le attuali categorie legate alla “visita ad
amici e parenti”.
Anche il potenziamento delle capacità di ricerca genealogica è fondamentale, con proposte per dotare i comuni di personale qualificato, archivi digitalizzati e risorse finanziarie per assistere la ricerca degli antenati. Per le comunità più piccole, i punti di contatto regionali potrebbero fornire il supporto necessario. Inoltre, la creazione di una banca dati nazionale, simile a quelle implementate in Irlanda e Scozia, faciliterebbe notevolmente il processo di ricostruzione delle origini italiane.
Infine, una vasta campagna di comunicazione e sensibilizzazione è essenziale per promuovere e implementare efficacemente il turismo delle radici, sfruttando gli eventi e le tradizioni locali, incoraggiando la produzione di film e serie televisive su storie di successo della diaspora italiana e promuovere l’apprendimento della lingua italiana in tutto il
mondo.
A livello territoriale, Veneto, Campania e Sicilia sono le regioni che possono ottenere i maggiori benefici dal turismo delle radici, grazie al loro passato di emigrazioni all’estero.
“Il successo delle esperienze internazionali che abbiamo analizzato mette in luce le numerose leve su cui si può agire a supporto del rafforzamento e della valorizzazione del turismo delle radici. Oltre a determinare un significativo impatto dai Paesi al centro della diaspora italiana nel mondo e benefici per le regioni da cui generazioni di Italiani sono partite, il turismo delle radici può anche svolgere un ruolo cruciale nel ridurre la stagionalità del turismo in Italia. Aggiungendo solo il 2% dei potenziali turisti delle radici durante la bassa stagione (da gennaio a giugno e da settembre a dicembre), si potrebbe ottenere un flusso di visitatori più costante durante tutto l’anno. Questa forma di turismo non solo offre notevoli
vantaggi economici, ma contribuisce anche a un settore turistico più sostenibile e stabile, distribuendo i flussi turistici in modo più uniforme durante tutto l’anno”, ha commentato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner, Responsabile dello Sviluppo Internazionale e Board Member di TEHA Group.