Trump “striglia” Zelenskyy. Il presidente illegittimo si avvia verso il viale del tramonto.

Zelenskyy non è mai stato “pronto per la pace”, portando, di fatto nel proprio Paese, morte e distruzione. A ribadirlo ieri, se mai ce ne fosse bisogno, è stato il 47° presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, che, nel corso del dialogo con il “presidente illegittimo ucraino”, ha confermato l’indole guerrafondaia e irresponsabile del numero uno del Governo di Kiev, affermando che Zelenskyy potrà tornare a Washington solo “quando sarà pronto per la pace”.

Un cazzotto sullo stomaco, in pratica, per i tanti lobbysti e analfabeti funzionali che da oltre 3 anni ammorbano il dibattito pubblico circa la “santità” e la geremiade del “dittatore-attore”. Ricordiamolo, illegittimo dal lontano 24 maggio 2024 (guai a scriverlo nella foraggiata stampa mainstream italiana ed europea).

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Nello Studio Ovale di Trump, quindi, si è finalmente certificata l’inattendibilità di Volodymyr Zelenskyy per una soluzione pacifica del conflitto ucraino e, a breve, probabilmente anche la sua dipartita politica (come ancora non è noto) dallo scranno più alto del Governo di Kiev. Azione, in sintesi, che potrà finalmente porre fine al sanguinoso conflitto voluto dall’Amministrazione democratica (quella che non fa mai la guerra…) di Joe Biden..

“Abbiamo avuto un incontro molto significativo alla Casa Bianca – ha dichiarato Trump -. Cosa è emerso? Il presidente Zelensky non è pronto per la pace. Ha mancato di rispetto agli Stati Uniti d’America nel loro amato Studio Ovale. Può tornare quando sarà pronto per la pace”.

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Volodymyr Zelenskyy, incapace di scrollarsi di dosso l’aplomb da macista che da sempre lo ha contraddistinto nelle sue famigerate uscite pubbliche, ha rifiutato di scusarsi per l’acceso scambio di battute con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Un genio! E a questo personaggio l’Ue (l’America di Biden si commenta da sola) ha pure consegnato 135 miliardi di euro (senza alcun sistema di monitoraggio efficace peraltro).

“Rispetto il presidente, rispetto il popolo americano – risposto “l’uomo in tutina mimetica” -. Penso che dobbiamo essere molto aperti e molto onesti. E non sono sicuro che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato”.

Un atteggiamento decisamente singolare, difficile da giustificare negli incontri internazionali, specialmente quando si porta una intera nazione a chiedere continuamente risorse con il cappello in mano, al fine di alimentare una guerra disperata.

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Volo di stracci, infine, che ha portato ieri a far saltare anche l’incontro programmato con la delegazione ucraina alla Casa Bianca.

foto press.donaldjtrump.com