Trapianti in Sardegna, da Sassari oltre il 50 per cento delle donazioni di organi.

L’isola ha buone prospettive di miglioramento nell’ambito delle donazioni e dei trapianti, come ricordato dai dati sulle performance della Rianimazione dell’Aou Sassari, da dove sono arrivate oltre il 50 per cento delle donazioni di tutta la Sardegna. Premesse che consentono di essere ottimisti anche per l’anno nuovo. Nascono inoltre nuove prospettive come le donazioni a cuore fermo, possibili grazie alla presenza di professionisti con grandi esperienze.

È quanto emerso nel corso del convegno “La donazione degli organi e il follow up dei trapiantati del Nord Sardegna”, durante il quale i medici dell’Aou di Sassari hanno illustrato il follow up dei pazienti trapiantati di fegato, di cuore e rene con la dottoressa Maria Cossu.

Proprio quest’ultima nel suo intervento ha ricordato l’impegno della Nefrologia, dialisi e trapianti dell’Aou di Sassari per l’attività di trapianto. “Un’esperienza bellissima”, ha detto la nefrologa ricordando appunto il primo trapianto a Sassari, avvenuto il 24 febbraio 1989: “Era il dicembre 1987 quando nasceva la Nefrologia – ha ricordato ancora – ma il giorno del trapianto è stato il momento più bello. Il trapianto di rene, dal punto di vista chirurgico è più facile rispetto agli altri, ma per noi rappresenta un’emozione che non può essere eguagliata, in particolare quando l’organo riprende la sua funzionalità”.

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Sono stati 251 i trapianti realizzati a Sassari sino al 2011, anno in cui terminò l’attività. “Abbiamo anche fatto 19 trapianti a pazienti provenienti dalla penisola, da Milano, Genova, dalla Toscana e dalla Campania. Dopo esserci trasferiti dal Palazzo Rosso alla nuova ala del Santissima Annunziata – ha proseguito la specialista dell’Aou – e dopo la realizzazione della nuova sala di Neurochirurgia, dove si sarebbero dovuti effettuare gli interventi, intervenne la legge Balduzzi che fissò la presenza di un solo centro trapianti ogni 2 milioni di abitanti. Il nostro centro venne chiuso. Si potrà riprendere a Sassari a fare i trapianti? Noi siamo pronti”, ha concluso.

“Sassari – ha ricordato il direttore sanitario dell’Aou di Sassari, Franco Bandiera – è stato centro trapianti, penso che nel futuro bisognerà pensare in una logica di rete regionale piuttosto che di centro”. La novità a cui ha fatto cenno il direttore sanitario dell’Aou di Sassari ha riguardato poi una nuova metodica di espianto. “Si valuterà il programma dell’espianto a cuore fermo, che in altre regioni già si effettua: noi abbiamo tutti i professionisti e le competenze per attivarlo e svilupparlo, anche se andranno implementate le risorse umane necessarie”.

Un momento del convegno donazione trapianti
Un momento del convegno

È stata quindi la coordinatrice locale dei trapianti, Paola Murgia, a sottolineare che “dobbiamo continuare a sensibilizzare la popolazione per ridurre le opposizioni”.

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“La Sardegna è una regione dalle grandi potenzialità – ha detto il coordinatore regionale del centro trapianti Lorenzo D’Antonio – e se la donazione è un livello essenziale di assistenza, come è stato ribadito anche più volte, la donazione poggia sul grado di cultura anche degli stessi addetti ai lavori”.

Il coordinatore regionale ha evidenziato l’attività delle segnalazioni e delle donazioni negli ultimi quattro anni. Nel 2018 sono state registrate 59 segnalazioni, 37 donazioni e 30 opposizioni; nel 2019 83 segnalazioni, 41 donazioni e 19 opposizioni; nel 2020 66 segnalazioni, 36 donazioni, 15 opposizioni quindi nel 2021 95 segnalazioni, 48 donazioni e 23 opposizioni.

E se questi sono i numeri realizzati in Sardegna, grazie alle donazioni dei sardi anche alcuni pazienti della penisola hanno potuto tornare a nuova vita grazie ai 14 reni, 20 fegati e 1 cuore che hanno varcato il Tirreno.

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Sulle donazioni si è soffermato anche il presidente nazionale del centro trapianti Massimo Cardillo, il quale ha ricordato come queste stiano riprendendo nel post pandemia, con un incremento di +7 che mette l’Italia in una posizione intermedia a livello internazionale.

“La rete trapianti in Italia è una rete efficiente – ha detto Cardillo – ed è una eccellenza nel panorama del sistema sanitario nazionale. Però si possono ancora ridurre le opposizioni alla donazione: c’è bisogno di una forte campagna di comunicazione, oltreché di migliorare l’organizzazione degli ospedali, soprattutto per quanto riguarda gli uffici di coordinamento della donazione che si occupano di proporre tutti i potenziali donari”.