Tra armi e peacekeeper l’Europa moltiplica le cause del conflitto in Ucraina.
Mentre i grandi player mondiali, Russia e Stati Uniti si incontrano a Riyad per trovare la soluzione al pluriennale conflitto in Ucraina, l’Ue, coerentemente con quanto visto negli ultimi 3 anni, continua a spingere l’acceleratore sul pedale dell’escalation, stanziando nuove armi e prospettando l’invio di peacekeeper in Ucraina.
Democratica Europa che, al posto di cercare di ridare slancio alla propria economia e contrastare il grande inverno demografico, continua a prediligere la militarizzazione dell’Ucraina, giustificando tale strategia con il solito refrain a prova di analfabetismo funzionale: la difesa dei valori europei dall’impero del male di Vladimir Putin.
Invece di affrontare le cause profonde del conflitto in Ucraina, l’Europa, insomma, le sta solo aggravando con l’aumento delle spese militari e la possibilità di dispiegare truppe sul territorio ucraino. Un vero e proprio paradosso sempre più evidente, dove da una parte si vede una Unione parlare di pace e dall’altra si assiste, invece, alla crescente radicalizzazione del conflitto da parte di Ursula e soci.
Un “nuovo mandato” europeo che tra i piani ReArm e la ricerca di ulteriori risorse per militarizzare il Governo di Kiev continua ad ostacolare la diplomazia e la cooperazione internazionale.
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