Tra 10 anni -4% popolazione in età lavorativa in Europa.
Dopo decenni di latitanza della politica europea verso l’inclusione dei giovani iniziano ad arrivare, anche dalle stesse istituzioni europee, le prime conferme circa le insidie all’orizzonte per la tenuta sociale dell’Europa del futuro, come ricordato dall’intervento della Commissaria per la Coesione, Elisa Ferreira nel corso dello “Youth policy Dialogue”, incentrato, tra l’altro, proprio sul fenomeno del brain drain.
“Le proiezioni non sono molto favorevoli, ci aspettiamo che la popolazione in età lavorativa si ridurrà del 4% nel prossimo decennio nell’Unione europea e di più del 10% in una regione ogni cinque regioni in Europa”.
Un intervento nel merito della questione giovanile che arriva, però, con ampio ritardo quanto ormai “i buoi sono già scappati dalla stalla”, senza contare una certa incoerenza di fondo, facilmente riscontrabile nelle stesse call promosse dall’Agenzia della Coesione europea in campo giovanile.
Ma, leggendo l’ennesimo intervento autoreferenziale della Commissaria, c’è “bisogno dell’energia delle capacità dei giovani per creare nuove società, nuove opportunità di business”… campa cavallo che l’erba non cresce più!
“Stiamo cercando di affrontare queste specifiche tematiche con politiche specifiche e con alcuni strumenti – (quali se le stesse call europee spesso sono inaccessibili per i giovani) – come con strategie di lungo termine per le aree rurali”, ha concluso la Ferreira.
Se la ricetta della Commissione europea per i giovani deve continuare a passare per iniziative estemporanee prive di impatto – come l’ultima alzata di ingegno dell’Anno europeo per la Gioventù – e opportunità sempre più inaccessibili per i giovani europei, nei prossimi decenni l’Ue dovrà ritenersi fortunata se si registrerà soltanto il 4% in meno della popolazione in età lavorativa.
foto European Committee of the Regions