Torna a Nùoro la stagione teatrale “La Grande prosa e danza”.
Dopo sei anni torna a Nùoro la stagione teatrale “La grande prosa e danza” . Promossa dal CeDac (Circuito multidisciplinare dello spettacolo dal vivo in Sardegna), la rassegna si svolgerà interamente al teatro Bocheteatro.
Sei titoli in cartellone dal 26 novembre all’8 marzo con originali mises en scène da racconti e romanzi, come “La corsa dietro il vento” di e con Gioele Dix, ispirata al mondo di Dino Buzzati e “Agnese e l’altra” di Giovanni Carroni, storia di un amore “proibito” da “La Madre” di Grazia Deledda accanto a un testo cult del Novecento come “Persone Naturali e Strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi, che racconta una Napoli segreta e oscura, e ancora “Snowflake” di Mike Bartlett, nella versione italiana di Stefano Patti, sui conflitti generazionali e “La buona educazione” di Mariano Dammacco (testo vincitore dell’Italian And American Playwrights Project 2020/22) che si interroga sui principi e le idee che costituiscono la nostra eredità in quanto esseri umani, mentre è dedicato al grande compositore argentino Astor Piazzolla “Astor / Un secolo di Tango” del Balletto di Roma.
Sotto i riflettori artisti di spicco del panorama nazionale. Da Marisa Laurito, protagonista con Giancarlo Nicoletti, Giovanni Anzaldo e Livio Beshir, a Gioele Dix in scena con Valentina Cardinali, Marco Quaglia con Adalgisa Manfrida e Lucrezia Forni, Serena Balivo (Premio Ubu 2017 come miglior nuova attrice) e Monica Corimbi con Noemi Medas e Andrea Carroni, e infine i danzatori del Balletto di Roma che sulle note del bandoneón e della fisarmonica di Mario Stefano Pietrodarchi evocano le suggestioni del popolare ballo argentino reinventato da Astor Piazzolla.
Il programma. Sabato 26 novembre alle 20.30 – Viaggio tra atmosfere oniriche e fantastiche ne “La corsa dietro il vento / Dino Buzzati o l’incanto del mondo” con Gioele Dix, che firma drammaturgia e regia, e Valentina Cardinali (produzione CTB / Centro Teatrale Bresciano): uno spettacolo originale ispirato alle opere del grande scrittore, giornalista, pittore, ma soprattutto «fine scrutatore d’anime». Un “mosaico” di personaggi e vicende umane usciti dalle pagine dei “Sessanta Racconti”, “Il colombre” e “In quel preciso momento”, rievocati sulla scena tra inquietudine e mistero: simboli arcani e sogni premonitori, insensate paure e pensieri sulla malattia e sulla morte, disincanto e solitudine compongono un universo immaginifico in cui è facile riconoscersi o ritrovare una parte di sé. «Ho cominciato a leggere i racconti di Dino Buzzati all’età di dodici anni» – rivela Gioele Dix –. «La sua voce assomiglia spesso alla mia. Lo considero l’inventore di racconti perfetti, che non solo ti avvincono – perché vuoi sapere come vanno a finire – ma ti lasciano sempre un segno dentro, ineffabile però familiare».
Giovedì 15 dicembre alle 20.30 – Un ritratto di famiglia in “Snowflake” di Mike Bartlett (produzione 369gradi), con Marco Quaglia, Adalgisa Manfrida e Lucrezia Forni per la regia di Stefano Patti (sua anche la traduzione del testo): la pièce, che ha debuttato a Oxford nel 2018 e in Italia nel 2021, nella rassegna Trend curata da Rodolfo di Gianmarco, mette l’accento sui conflitti generazionali e le incomprensioni tra genitori e figli, e sull’incapacità di comunicare, nonostante l’affetto. Il dialogo tra Andy e la figlia Maya si è interrotto da quando la giovane è andata via di casa, ma le Feste di Natale potrebbero forse rappresentare l’occasione per ritrovarsi, sempre che lei lo desideri. Negli ultimi tre anni non si sono mai incontrati, e non hanno scambiato mai una parola e a dividerli, oltre l’età e i rispettivi ruoli, sono gusti e temperamenti: Andy apprezza la televisione, gli piace bere una pinta di birra al bar e ascoltare i dischi dall’inizio alla fine; Maya invece indossa scarpe costose, ama le discussioni anche feroci «e ha un piano segreto per abbattere il governo…».
Giovedì 19 gennaio alle 20.30 – Una commedia nera per indagare il gioco delle passioni, e delle rivendicazioni, più o meno amare: “Persone Naturali e Strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi con Marisa Laurito nel ruolo interpretato da Pupella Maggio nella prima edizione, Giancarlo Nicoletti (che firma anche la regia), Giovanni Anzaldo e Livio Beshir (produzione Altra Scena) racconta storie di vite ai margini, tra povertà a squallore, cattivera e indignazione davanti a soprusi e ingiustizie. Una pièce cruda e poetica, divertente e ancora attualissima, a quasi cinquant’anni dalla prima, nel 1974, che mette a nudo passioni e desideri inconfessabili, rabbia e paura, ambizioni personali e ansia di riscatto. In una vigilia di Capodanno a Napoli si incrociano quattro destini Mariacallàs, un “femminiello”, perennemente in lite con la sua padrona di casa, Donna Violante, un tempo serva in un bordello, “offre” la sua stanza a Fred, uno studente che sogna di vivere liberamente la propria omosessualità e Byron, uno scrittore che vorrebbe distruggere il mondo per vendicarsi di secoli di sopraffazioni e schiavitù, entrambi in cerca dell’ebbrezza di una notte…
Venerdì 3 febbraio alle 20.30 – Si ispira a un celebre romanzo di Grazia Deledda “Agnese e l’altra”, trasposizione teatrale de “La Madre” con drammaturgia e regia di Giovanni Carroni, nell’interpretazione di Monica Corimbi, Noemi Medas e Andrea Carroni: una versione originale dell’opera che, spiega Carroni, affronta un tema «da sempre discusso all’interno e fuori della chiesa: il celibato dei preti». La passione “proibita” tra Don Paolo, un giovane sacerdote e Agnese, una giovane vedova, rischia i stravolgere l’ordine sociale e provocare uno scandalo nella comunità ma soprattutto di ferire la madre di lui, Maria Maddalena che su quel figlio ha riversato tutto il suo affetto e le sue speranze. Una continua lacerazione dell’anima costringe Paolo, in bilico tra il rispetto e l’obbedienza verso colei che l’ha cresciuto tra tanti sacrifici e l’amore per Agnese, a cercare di allontanarsi e fuggire, per poi cedere a quel sentimento che lo attrae irresistibilmente verso la giovane donna, «come in balia di un vento feroce, protagonista sonoro della vicenda (così come nel romanzo)» – sottolinea Carroni –, «che lo “spinge e respinge” verso la sua amata».
Sabato 25 febbraio alle 20.30 – Una riflessione sul patrimonio di idee e saperi da tramandare con “La buona educazione” di Mariano Dammacco, che firma anche drammaturgia e regia, con Serena Balivo (Premio Ubu 2017 come nuova attrice o performer), una pièce originale incentrata sulla responsabilità di assicurare la crescita armoniosa di un bambino (produzione Piccola Compagnia Dammacco – Teatro di Dioniso). «Una donna deve prendersi cura di un giovane essere umano, ultimo erede della sua stirpe» – spiega Dammacco –. «Deve ospitarlo nella sua vita, nella sua casa, nella sua mente, deve educarlo, progettare il suo futuro, deve contribuire all’edificazione di un giovane Uomo». “La buona educazione” – testo vincitore dell’Italian And American Playwrights Project 2020/22 – mette l’accento su alcuni interrogativi fondamentali, sulle modalità dell’apprendimento, e soprattutto sui contenuti, per indagare, attraverso il rapporto tra una zia e un nipote, sui modelli pedagogici e soprattutto su che cosa significhi essere “umani”.
Mercoledì 8 marzo – Il fascino e la sensualità del popolare ballo argentino con “Astor / Un secolo di Tango” del Balletto di Roma, con coreografie di Valerio Longo e regia di Carlos Branca, che firmano un ammaliante racconto per quadri ispirato alla figura e alla musica del grande compositore, tra gli artefici del Nuevo Tango. Sotto i riflettori i danzatori del Balletto di Roma sulle note di Astor Piazzolla e dei brani originali di Luca Salvadori (suoi anche gli arrangiamenti), interpretati da Mario Stefano Pietrodarchi al bandoneón e alla fisarmonica, per un intrigante “concerto di danza” che «rievoca i sentimenti degli odierni viaggiatori del mondo, l’umanità intera, andando oltre la purezza tecnica e rituale del tango, per rafforzarne energie, desideri e palpitazioni tutte contemporanee» – si legge nella presentazione –. «Un concerto da cui fioriscono corpi capaci di esprimere l’audacia di un respiro mancato e quella di un abbraccio negato: primo atto d’amore dopo una violenza che tutto ha spazzato via, tranne la voglia di stringersi e ritrovarsi».