Talent Up. Nel 2018 per Pigliaru avrebbe “aumentato la densità delle imprese nell’Isola”.
Febbraio 2018. In Sardegna la Giunta Pigliaru lanciava la sua iniziativa per “l’incremento della densità delle imprese nell’Isola”. Il programma Talent Up. Una costosa trovata – finanziata con una dotazione di 7 milioni di euro per 3 anni – recuperata da un cassetto del BIC Sardegna per “incoraggiare i giovani a diventare imprenditori, fornendo strumenti mirati”, volendo usare le parole dell’allora presidente Francesco Pigliaru.
A distanza di qualche anno – si è conclusa da poco la seconda edizione – si può dire che il programma, volendo andare oltre le narrazioni dell’Aspal e dei comunicati copy-paste della stampa regionale, non ha prodotto grandi risultati in termini di “incremento della densità delle imprese nell’Isola”. Si può dire, invece, che abbia permesso a speranzosi giovani sardi/e di andare a fare una vacanza-studio negli Stati Uniti, oltre a motivare copiosi affidamenti verso alcuni addetti ai lavori nell’Isola e fuori da essa.
Decisamente in salita, riflettendo sullo stato dell’arte, la realizzazione di una delle ambizioni del programma, ovvero la creazione di una “nuova generazione di imprenditori capace di confrontarsi con i mercati internazionali”. Dove è stato, però, garantito quel famoso “percorso di accompagnamento” per i partecipanti al termine del percorso Talent Up? Quali particolari risorse (intendiamo quelle accessibili ai non possessori di risorse proprie) sono state erogate per l’apertura delle nuove aziende disruptive nell’Isola? E’ stato proposto un intervento per andare oltre la tagliola degli inaccessibili bandi a fondo perduto? Eccezione fatta per un misero voucher da 5mila euro (lordi), sembrerebbe, proprio di no. Un po’ poco, quindi, per sostenere quella opportunità per i/le partecipanti di aprire la “saracinesca” e, nel tempo, “confrontarsi con i mercati internazionali”.
Ambizione decisamente disattesa, dunque, che si accompagna alla seconda missione del programma, ovvero la promozione dello “sviluppo dell’economia regionale nel medio-lungo periodo”. Salvo qualche caso – che non dipenderà di certo dall’apparato regionale (ricordiamolo mancano pure i DG in alcune agenzie) – sarà difficile giustificare la spendita di 7 milioni per questa estemporanea iniziativa.
Elementi, però, che non hanno mancato di alimentare una “ipotetica” narrazione circa il successo dell’iniziativa, dalle parti dell’Aspal e dintorni, in occasione della presentazione dei risultati della prima edizione del programma. Peccato non aver citato anche i salti mortali, o meglio “i conti della serva”, che alcuni partecipanti hanno dovuto fare per far parte del programma, a partire dall’obbligo di accendere una fideiussione bancaria o assicurativa – come richiesto dal procedimento amministrativo – di importo pari allo stesso contributo dell’Aspal.
E’ già chi tra gli under40 nell’Isola, non disponde di un garante o almeno di 7mila euro sul proprio conto bancario. Qualcuno potrebbe dire che non si fanno le imprese con i fichi secchi ma, allora, perché finanziare iniziative per l’apertura di impresa (specialmente in settori altamente competitivi) che si riveleranno essere esclusivamente teoriche, per non dire foriere di inefficienza nella spesa pubblica, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.
Ancora, da quel freddo febbraio 2018, dove a Villa Devoto, Francesco Pigliaru presentava il programma, con il direttore generale dell’Aspal Massimo Temussi, quali reali risultati ha prodotto il programma? Quante iniziative sono state aperte? Quante iniziative scalabili sono state realizzate? Stendiamo un velo pietoso, in assenza di essere smentiti con dati reali.
Che dire ancora della sensibilità politica registrata con il cambio di Giunta nel 2019? C’è stato qualche slancio di attenzione verso i giovani imprenditori rientrati dagli Stati Uniti? Decisamente no, escludendo un incontro tra i partecipanti alla prima edizione con l’assessore alla Programmazione, Giuseppe Fasolino, e l’ex assessora al Lavoro, Alessandra Zedda.
Incontro, organizzato all’ex Manifattura Tabacchi nell’autunno del 2019, nel corso del quale lo stesso Giuseppe Fasolino, dichiarò di voler incontrare “uno per uno” gli aspiranti imprenditori. Incontri, come la politica insegna, mai programmati, quasi a voler rimarcare il reale peso istituzionale verso “l’incremento della densità delle imprese nell’Isola” e “lo sviluppo del talento dei giovani sardi”.
Una sensibilità che fa il palio con le dichiarazioni del 2018 del “vecchio” Presidente Pigliaru, per il quale Talent Up avrebbe “migliorato l’esperienza del Master&Back, con particolare attenzione all’organizzazione del ritorno nell’Isola”. Ejia, di ghisa!
Di Talent Up (prima edizione) si potrebbe parlare a lungo, ancora, a partire dalla disastrosa formazione effettuata a Nùoro, luogo di “riconosciuta innovazione” a livello nazionale e internazionale o, ancora, dei disagi creati ai partecipanti per i termini dilatati per la partenza negli Stati Uniti, rispetto alle previsioni iniziali. Ma anche qui, inutile sparare sulla croce rossa.
Solo una seria disamina da parte dell’Autorità di gestione del POR FESR 14-20 potrà mettere nero su bianco in burocratese le inefficienze del programma. Si attende, pertanto, dopo le valutazioni fatte con alcuni membri del Comitato di Sorveglianza del POR FESR, intervenuti lo scorso 11 maggio a Cagliari, di scoprire come sarà valutato l’ammontare stanziato per Talent Up alla luce dei risultati ottenuti. Insomma, bisognerà attendere il termine della terza edizione per tirare le ultime somme. 3a edizione, facendo una correlazione tra le domande pervenute tra la prima e la seconda annata, dove potrebbe essere elevata la probabilità di ricevere pochissime domande di partecipazione.
Chissà cosa direbbe oggi il buon “vecchio” Pigliaru rivedendo questo articolo, nonché le sue dichiarazioni sul tema: “E con questo progetto – diceva l’emerito presidente della Regione nel 2018 – perfettamente inserito nel quadro di politiche per il lavoro che portiamo avanti con determinazione fin dal primo giorno, facciamo la nostra parte per far scattare quel circolo virtuoso che è indispensabile per la crescita”.
Autoreferenzialità, sembrerebbe, in linea con l’attuale tenore comunicativo dalle parti della Giunta e dintorni facilmente riscontrabile anche a distanza di anni.