Suicidio assistito: il Consiglio lombardo non affronta la materia.
E’ una materia di competenza statale e le sentenze della Consulta rimandano al Parlamento. Così, il Consiglio regionale della Lombarida, ha liquidato (con voto segreto a maggioranza) il progetto di legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito, relativo, in particolare, alle procedure e ai tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. In altre parole, non è soltanto la Regione Sardegna con il suo “Governo dei migliori” a non ascoltare la volontà popolare come rilevato con la Pratobello…
Un tema sicuramente spinoso, il suicidio assistito, reso più grave dall’assenza nel Paese di una classe dirigente coraggiosa, mentre quella attuale, come ricordato dai 43 voti a favore e dai 34 voti contrari del Consiglio lombardo, preferisce nascondersi dietro la questione pregiudiziale di costituzionalità, piuttosto che lanciare un segnale di modernità e di rispetto per la volontà popolare all’intero Paese.
Questioni di legittimità costituzionale, secondo i capitani coraggiosi del Consiglio lombardo, che risulterebbero insormontabili alla luce dell’articolo 117 della Costituzione. Nel testo del progetto di legge, come si legge nella nota del Consiglio, vengono individuate alcune “invasioni di campo” in riferimento a materie esclusive dello Stato quali l’ordinamento civile e penale e, appunto, la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Punti assolutamente validi ma, nel 2024, la classe politica dovrebbe anche smettere di fare processi alle intenzioni e lanciare messaggi, dato che si opera nel perimetro dei diritti umani.
Ad oggi in Italia non esiste alcun diritto al suicidio medicalmente assistito, aspetto singolare alla luce della presenza, oltre confine, di Paesi dove esso è realtà.
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