SUDeFUTURI, giovani e donne sono sempre le fasce più penalizzate.

Quale futuro si può immaginare per giovani e donne nel Sud Italia? Potranno mai essere concrete le opportunità di inclusione in un contesto depresso e disattento alle iniziative di sistema come quello tristemente rappresentato da anni di latitanza delle istituzioni? Di questo si è parlato nel corso del terzo forum dell’International Annual Meeting SUDeFUTURI III – (R)innoviamo il Mezzogiorno, promosso dalla Fondazione Magna Grecia.

Occhi puntati, ed era facile prevederlo, sul sistema scolastico e formativo del nostro Paese, ancorato a schemi fallimentari e obsoleti che il PNRR, alla luce della degli interventi inseriti nella missione per i giovani, si appresta a consolidare. Un paradigma nazionale caratterizzato da tassi di dispersione scolastica altissimi, specialmente in Sardegna, fenomeni migratori verso l’estero di giovani laureati – specialmente medici e infermieri – e una percentuale media di laureati inferiore alla media UE (il 19% contro il 33%).

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Fenomeni le cui conseguenze sociali sono sotto gli occhi di tutti ma sui quali nessuno ha espresso una valida volontà politica di intervenire.

”Si deve dire con chiarezza che il Covid ha dimostrato ulteriormente che giovani, donne e Meridione sono quelli che hanno patito più di tutti -ha commentato Renato Mason, direttore Cgia Mestre – Basta prendersi in giro, chi ha responsabilità decida. O si creano le condizioni endogene territoriali di sviluppo e crescita o non si va da nessuna parte. E per quanto riguarda le imprese, non è possibile che non si concretizzi il principio di proporzionalità: non si possono mettere gli stessi lacci normativi a un’azienda con 3 dipendenti e a quella che ne ha 3000”.

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Sul tema lo stesso ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha evidenziato il legame tra formazione, volontà di studiare e atteggiamento delle imprese: “Molte volte se sei troppo formato le aziende non ti vogliono, perché pretendi troppo e quindi puntano al ribasso. Servono una formazione massiccia per riconquistare e mantenere il posto di lavoro, una revisione del reddito di cittadinanza e un uso strutturale del Fondo Nuove Competenze per diminuire e rimodulare l’orario lavorativo”.

Sempre in tema di occupazione è intervenuto Filippo Ribisi, vicepresidente Confartigianato Imprese, dichiarando che ”nel 2020 le ditte artigiane cercavano il 30% in più di persone rispetto al periodo precedente. Però mancano le persone formate e questo significa che la scuola professionale non ha funzionato. Abbiamo bisogno di laureati ma anche di personale specializzato”.

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