Studenti stranieri esclusi dallo studio della cultura italiana, Aodi: “Scorretta visione del dialogo”.
No all’esclusione degli studenti musulmani dalle lezioni sulla cultura italiana. A chiederlo, oggi, le associazioni Amsi e Co-mai, critiche verso l’eliminazione dell’insegnamento della cultura italiana per i ragazzi di origine straniera.
Si deve favorire il dialogo, si deve scegliere la strada dell’integrazione e si devono combattere anche fenomeni come quello dell’abbandono scolastico da parte di ragazzi italiani di origine straniera.
“L’integrazione delle nuove generazioni, la conoscenza della Costituzione italiana, della nostra storia, e in questo caso il valore eterno di un’opera come la Divina Commedia di Dante non devono essere cancellati dal percorso di studio di giovani italiani, perché sono italiani, anche se sono di origine straniera. Religione e cultura possono camminare di pari passo e perciò la Co-mai, non è affatto d’accordo con quanto accaduto a Treviso, dove alcuni studenti di una terza media sono stati esentati dallo studiare Dante Alighieri”.
Le nuove generazioni di italiani, figli di cittadini di religione musulmana emigrati qui, e quindi la maggior parte nati in Italia, sono una risorsa e come tale vanno considerati, ma hanno essi stessi il dovere di integrarsi, di dimostrare di volersi sentire italiani, e la cultura e la conoscenza di opere letterarie che partono da un percorso religioso differente non possono e non devono offendere nessuno, ricordano le due sigle.
Una decisione ingiustificabile che potrebbe avere riflessi sui tassi di abbandono scolastico: “Se tra gli alunni di cittadinanza italiana è l’11,3% ad abbandonare gli studi precocemente, tra quelli di cittadinanza straniera la quota sale al 36,5%. Le barriere linguistiche e culturali e le condizioni economiche della famiglia di origine, in media più svantaggiate, ostacolano l’integrazione dei minori stranieri nelle scuole, esponendoli in modo particolare al rischio di povertà educativa. Abbandonare la scuola prima del tempo ha conseguenze negative sul futuro dei giovani. Spesso comporta maggiori difficoltà a trovare un impiego e il rischio di ricadere in condizioni di disagio economico e sociale. Le stesse che molto spesso sono all’origine dell’abbandono”.