Stop Superbonus, Alessandro Solinas: “Colpo alle imprese sarde”.
“Il governo sferra il colpo di grazia alle imprese edili della Sardegna e seppellisce una delle misure che ha avuto un effetto maggiormente propulsivo del settore delle costruzioni degli ultimi decenni, favorendo e incentivando allo stesso tempo il rispetto dell’ambiente. Con lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura le imprese sarde, piccole e grandi, che hanno investito somme ingenti nella programmazione volta all’avvio di nuovi cantieri si trovano completamente allo sbando, private da un giorno all’altro di una misura che è riuscita nel duplice scopo di creare nuovi posti di lavoro e di permettere ai cittadini di intraprendere ristrutturazioni necessarie. Il Presidente Solinas non può restare in silenzio di fronte a un colpo di spugna del governo nazionale che sconfessa l’operato della Regione Sardegna che, attraverso la Finanziaria, ha messo a disposizione la propria capienza fiscale per acquistare i crediti, stimata potenzialmente in 40-50 milioni di euro al mese. Attendiamo di sapere come si comporterà il Presidente della Regione, se intenderà appiattirsi al diktat nazionale oppure difendere le nostre prerogative con coraggio”.
Così il capogruppo del M5s in Consiglio regionale Alessandro Solinas commenta la stretta del governo sui bonus edilizi.
“Secondo l’ultimo studio prodotto dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, il valore portato all’economia dell’isola dal Superbonus 110% è di 514 milioni di euro in soli due anni. Secondo i tecnici, inoltre – conclude il consigliere – i 245 milioni investiti per gli interventi sul patrimonio edilizio dei sardi andranno infatti a creare un impatto positivo di 2.1 euro per ogni euro speso”.
Una dichiarazione che segue le nuove misure contenute nel decreto-legge che introduce misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali. Testo, in particolare, che modifica la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e “superbonus 110%”, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche.
Intervento, è stato ricordato ieri in Consiglio dei ministri, “che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico”.
Dall’entrata in vigore del decreto, quindi, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto “sconto in fattura” né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.
Si abrogano, ancora, le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi alle spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro; alle spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.
Si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento.
Infine, il testo chiarisce il regime della responsabilità solidale nei casi di accertata mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. Con le nuove norme, ferme restando le ipotesi di dolo, si esclude il concorso nella violazione, e quindi la responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate. L’esclusione opera anche per i soggetti, diversi dai consumatori o utenti, che acquistano i crediti di imposta da una banca, o da altra società appartenente al gruppo bancario di quella banca, con la quale abbiano stipulato un contratto di conto corrente, facendosi rilasciare un’attestazione di possesso, da parte della banca o della diversa società del gruppo cedente, di tutta la documentazione. Resta, peraltro, fermo che il solo mancato possesso della documentazione non costituisce causa di responsabilità solidale per dolo o colpa grave del cessionario, il quale può fornire con ogni mezzo prova della propria diligenza o non gravità della negligenza.
Foto Sardegnagol, riproduzione riservata