Europa

Stato di diritto: si fa poco in Ue per educare i cittadini.

Come sempre capita con le politiche della Commissione europea, che, per esempio, ha posto come priorità la promozione di una cultura dello stato di diritto, la conoscenza dei valori comuni dell’Ue tra i cittadini europei resta ancora poco sostanziale, grazie anche a una serie di programmi autoreferenziali che, di fatto, finanziano nei vari Paesi Ue le classiche iniziative “di scarso impatto e dal facile happy ending”. All’Europa piace questo d’altronde! Altro che migliorare il rispetto dei valori Ue e sostenere la diffusione di una cultura politica e giuridica solida tra i cittadini Ue, capace di sostenere lo Stato di diritto in ogni Paese membro.

Oltre le lacune degli Stati membri, incapaci per la maggior parte di organizzare i propri sistemi educativi affinché tale formazione civica sia capillare ed efficace nelle varie realtà nazionali, la Commissione europea con Ursula e le sue iniziative guerrafondaie (l’ultima in ordine d’arrivo il ReArm) e poco rispettose della diplomazia (come sta avvenendo negli ultimi 3 anni in Ucraina, Medio Oriente e ora in Siria), sta di fatto confermando la crescente marginalità delle iniziative a tutela dello Stato di diritto in Ue, pur nel contempo finanaziandole con diversi milioni di euro, forse nel tentativo di gettare un pò di fumo negli occhi tra l’opinione pubblica europea.

Valori comuni e Stato di diritto, dunque, difficili da promuovere e da tradurre in validi percorsi di educazione e formazione tra i cittadini europei.

Nel contempo, la Commissione resta ferma alla fase di ricerca e di esplorazione come ci ricordano gli effetti prodotti dalle ultime conclusioni del Consiglio europeo sull’educazione e la cittadinanza, sull’onda delle quali la Commissione sta esplorando la possibilità di definire linee guida per un’educazione alla cittadinanza democratica, insieme a un quadro di competenze specifico per il contesto dell’UE. Insomma, facciamo passare ancora qualche lustro prima di agire.

Tra i programmi più famosi (e ormai sempre più appannaggio di enti strutturati, alla faccia della promozione dal basso delle migliori pratiche europee) per sostenere tale missione non si può che citare l’Erasmus+, le azioni Jean Monnet, l’Erasmus+ Teacher Academies e la European School Education Platform, che dovrebbero coinvolgere direttamente educatori e studenti.

Inoltre, sempre secondo una certa narrazione autoreferenziale tutta europea, anche il programma Diritti e valori dei cittadini, dovrebbe sostenere le organizzazioni della società civile in tutta l’UE, potenziandole per rafforzare i processi democratici e proteggere e promuovere valori fondamentali, come lo stato di diritto. Di fatto, però, le call (e i processi di valutazione) spesso penalizzano (con valutazioni assurde peraltro), le cosiddette inizative disruptive e poco edulcorate tanto volute dalle Istituzioni Ue, finanziando di fatto “i redattori di plot progettuali” mirati a confermare una ideologia fine a se stessa e per nulla critica.

Per comprendere poi il successo delle inizative della Commissione, alzi la mano chi ha sentito parlare della campagna di comunicazione sullo Stato di diritto lanciata nel settembre 2024…ma, al momento, è dato sapere solo che la Commissione continuerà a esplorare modalità per sviluppare ulteriormente le solite attività di scarso impatto.

foto Mediamodifier da Pixabay.com