Stato di diritto, PE: “Stop ad attacchi alla libertà dei media in Polonia”.
In una risoluzione adottata giovedì, il Parlamento europeo ha condannato il continuo deterioramento della libertà dei media e dello Stato di diritto in Polonia. Il testo è stato approvato con 502 voti favorevoli, 149 contrari e 36 astensioni, mette in evidenzia l’esigenza di assicurare una maggiore libertà di stampa nel Paese polacco e la critica al progetto di legge denominato “Lex TVN” approvato dal Sejm (camera bassa del Parlamento polacco), descrivendolo come “un tentativo di mettere a tacere i contenuti critici e un attacco diretto al pluralismo dei media” che viola il diritto comunitario e internazionale.
I deputati, in particolare, sono preoccupati per l’acquisizione del gruppo Polska Press da parte di PKN Orlen, una società petrolifera controllata dallo Stato, confermata prima ancora dell’esito definitivo del ricorso presentato dal difensore civico polacco contro l’autorità garante della concorrenza. Inoltre, manifestano profonda preoccupazione in merito ai cambiamenti editoriali nelle redazioni del gruppo Polska Press, nonostante una procedura di ricorso pendente impedisca temporaneamente alla società di esercitare i suoi diritti di azionista.
Ancora, il Parlamento europeo ha stigmatizzato fermamente le campagne diffamatorie contro giudici, giornalisti e politici, compreso l’uso delle SLAPP (le azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica) avviate da diverse agenzie governative, funzionari, società statali o individui con stretti legami con la coalizione di governo.
I deputati, inoltre, hanno espresso la propria preoccupazione per il fatto che le autorità polacche abbiano di recente violato “deliberatamente e sistematicamente le sentenze e le ordinanze della CGUE connesse allo Stato di diritto” per quanto riguarda la composizione e l’organizzazione dell’illegittimo “Tribunale costituzionale” e la sezione disciplinare della Corte suprema.
E’ stato, infine, chiesto al Primo ministro polacco e al procuratore generale di ritirare le loro mozioni pendenti davanti all’illegittimo “Tribunale costituzionale”, per esaminare la costituzionalità di alcune parti dei trattati UE e dell’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (diritto a un equo processo).
foto Philippe Buissin © European Union 2020 – Source : EP