Start up innovative, green ed export, Maurizio Gardini: “Ecco il vaccino ‘anti covid’ delle imprese italiane”.
“Innovazione, sostenibilità ambientale ed export sono il vaccino del sistema imprenditoriale italiano post Covid19”. Così Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha commentato i dati del Focus Censis Confcooperative “Dopo le macerie la ricostruzione, ecco l’Italia che ce la fa” diffuso nel corso dell’assemblea nazionale di Confcooperative: “Le start up innovative guidano la riscossa del Mezzogiorno e le imprese green assumeranno entro il 2024 1,6 milioni di persone, 6 ogni 10 nuovi posti di lavoro”.
Numeri positivi per le start-up: a settembre, secondo Confcooperative, le startup innovative hanno superato quota 12mila (+10,3% negli ultimi 12 mesi), con una crescita che non si è arrestata nemmeno nel mezzo dell’emergenza sanitaria. Anche durante la fase più critica del contagio, i dati di variazione sono rimasti positivi: +1,4% fra febbraio e marzo, +0,3% ad aprile, +0,6% a maggio rispetto al mese precedente. In sostanza, se consideriamo il periodo tra il 1° marzo e il 31 maggio, la “macchina dell’innovazione” – nonostante il lockdown – ha garantito la nascita in media di tre start up al giorno. Una start-up innovativa su quattro, tra quelle nate durante il lockdown, è stata costituita nelle regioni del Sud. La distribuzione territoriale delle nuove aperture vede una maggiore concentrazione delle start up nelle regioni del Nord Ovest (34,5%), seguite dalle regioni del Mezzogiorno (24,5%), dal Nord Est (20,8%), e infine del Centro (20,3%). Lombardia (27,3%), Lazio (11,3%), Veneto (8,3%) e Campania (8,1%), sono nell’ordine le regioni a più ampia presenza di start up e insieme raggiungono il 55% del totale.
Segnali positivi che arrivano anche dalla svolta green. Entro il 2024 il fabbisogno occupazionale complessivo del sistema produttivo italiano sarà pari a 2,6 milioni di occupati. Di questi, le imprese ne richiederanno 1,6 milioni con competenze green di cui 978mila con competenze elevate nella sostenibilità ambientale. Tra le 700mila aziende che lo scorso anno hanno investito in competenze professionali green 1 su 3 sono al Sud. Lo stesso rapporto è confermato tra le 300 mila imprese che nello stesso periodo hanno investito in tecnologie che riducono l’impatto ambientale, anche qui oltre il 31% è nelle regioni meridionali.
Accanto a una maggiore consapevolezza dell’importanza dei temi sociali e ambientali, affermato dal 75,0% del campione di imprese analizzato da Cerved nel corso di quest’anno, il 57,1% ha dichiarato di voler orientare la propria attività sviluppando un maggiore impegno in iniziative di sostenibilità.
Nelle intenzioni del 45,2% delle imprese questo impegno si potrà tradurre nell’adozione di un piano di sostenibilità a supporto della propria strategia aziendale, mentre quasi un quarto del campione ha avviato in questa fase di crisi azioni di sostegno alle comunità locali. Il dato sale al 62,5% se si prende in considerazione il segmento delle imprese con più di 50 addetti.
E la “transizione green” è destinata in futuro a fare da traino alle dinamiche di trasformazione produttive e sociali che la pandemia ha reso ancora più urgenti.
La “sterzata” verso una maggiore sostenibilità delle attività economiche (in senso di risparmio energetico e, quindi, di minore impatto ambientale) aveva già raggiunto un livello significativo nel recente passato: secondo le analisi di Unioncamere-Anpal, nel 2019 oltre 700mila imprese hanno investito in competenze green, orientando la propria domanda di lavoro verso i profili professionali con “attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale”; di queste circa un terzo è localizzata nel Mezzogiorno.
Quasi 300mila sono invece le imprese che nel 2019 hanno investito in tecnologie e prodotti coerenti con la riduzione dell’impatto ambientale: in questo caso si è osservata, fra il 2018 e il 2019, una crescita del 13,3% nel numero delle imprese “green-oriented” e anche in questo caso la quota delle imprese del Mezzogiorno appare rilevante (31,1%). Sempre dalle Indagini Excelsior, condotte da Unioncamere Anpal in questi mesi, a fronte di uno scenario proiettato al 2024 che quantifica in 2,6 milioni il fabbisogno occupazionale del prossimo quinquennio, le imprese hanno dichiarato che circa il 60% della loro domanda sarà guidata dalla ricerca di competenze con attitudine alla sostenibilità (1,6 milioni di addetti in termini assoluti).
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