“Spazio Giovani” di Oristano. Alla scoperta di un’eccellenza nel settore dell’animazione giovanile.

Un imponente edificio in cemento in tipico stile anni ’70, circondato da un grande spazio aperto, alla periferia di Oristano. Il primo impatto con lo Spazio Giovani di Oristano non regala particolari suggestioni. Come spesso capita, tuttavia, l’apparenza può essere ingannevole. 

All’interno e al di fuori di queste mura grigie, infatti, si realizzano numerose e variegate attività nel campo dell’animazione giovanile e dell’educazione ambientale che fanno dello “Spazio Giovani” di Oristano un centro d’eccellenza a livello regionale. 

Attività che spaziano dallo sport, alla musica, alle arti, all’agricoltura con un focus, come detto, sulle tematiche della sostenibilità. Lo “Spazio e Giovani” è anche sede di un C.E.A.S., Centro per l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità.

Ideatore e animatore di questo innovativo spazio dedicato alle nuove generazioni, Antonio Ricciu, 46 anni, educatore e navigatore, che con la sua preziosa collaboratrice Mariangela Lutzu, porta avanti le attività della struttura. 

Antonio Ricciu, ideatore e coordinatore dello spazio giovani di Oristano.

Come e quando nasce lo Spazio Giovani? 

Lo Spazio Giovani nasce dall’interesse dell’amministrazione e della parte politica del comune di Oristano verso la comunità giovanile. Per questo si è individuata una sede presso la quale offrire uno spazio fisico in grado di favorire la libera aggregazione dei  ragazzi. La struttura che lo ospita è stata scelta, oltre perché funzionale dal punto di vista dell’organizzazione degli spazi, anche perché si trattava di una sede in grave stato di ammaloramento e pertanto era necessaria un’opera di ristrutturazione. Nel 2017, con un finanziamento regionale si è cosi messo mano a parte di questa struttura adibendola a centro di aggregazione giovanile. Se poi mi chiedi da cosa ha origine l’anima dello Spazio Giovani, ti posso dire che questa esprime i fondamenti e i valori dell’educazione contemporanea. Sicuramente il mio metodo di lavoro influisce e funge da coronamento all’intera impalcatura pedagogica del Centro.

Quando lavoro, educo i ragazzi o intraprendo un nuovo progetto mi rendo conto che sto ripercorrendo le tappe educative della mia infanzia. Mio padre è stato un grande educatore e il suo approccio educativo mi ha accompagnato fino all’età adulta. Quando ad esempio mandiamo avanti la ciclo officina con i ragazzini, capisco di avere un grande piacere a insegnare le attività manuali. Il tutto con un mix di classicismo e innovazione. Abbiamo dei laboratori che non sono per forza innovativi ma riprendono attività che si facevano 30 anni fa e, per contro, ci piace un sacco sperimentare. 

LEGGI ANCHE:  Rincari energetici: +78,73% in bolletta nella provincia di Cagliari.
Mariangela Lutzu, operatrice dello Spazio Giovani di Oristano.

Chi sono i frequentatori di questo centro? 

Ufficialmente lo spazio giovani è un centro di aggregazione giovanile aperto a tutti i ragazzi dagli 11 ai 35 anni. La scelta del range d’età nasce dalla volontà di non creare doppi servizi. Nella nostra comunità già esistono le ludoteche per i più piccoli mentre non vi erano strutture per preadolescenti e adolescenti. Ci siamo cosi focalizzati principalmente sui ragazzi di 13/14/15 anni.

Purtroppo, per mancanza di risorse economiche, non siamo riusciti nel tempo a sviluppare attività appetibili per i ragazzi dai 20 anni in su. Ti faccio un esempio. Se fossimo riusciti a realizzare il fab lab, in cantiere da anni, avremmo sicuramente avuto un’utenza di età maggiore. 

Che attività vengono realizzate in questo centro?

Il centro nasce per promuovere l’incontro e la socializzazione tra giovani. Concepito in questo modo il centro diventa un luogo di interesse educativo,  sportivo,  culturale, artistico. Queste sono le parole chiave che amiamo citare quando parliamo del centro.

L’aggregazione fine a se stessa è si interessante ma quando tu insegni ai giovani a fare uno consapevole del tempo libero e dello stare insieme è importante che questo diventi anche un tempo dell’apprendimento, della sperimentazione, della passione per cultura, sport, musica. Cerchiamo cosi di offrire un servizio che consenta ai ragazzi di stare insieme e in cui vengano affrontate tematiche di interesse giovanile. 

La plastica raccolta nelle coste oristanesi grazie alle attività dello Spazio Giovani.

La prima cosa che salta agli occhi visitando il centro è l’approccio creativo al tema della sensibilizzazione ambientale. Dal tuo punto di vista qual è l’importanza di questo approccio? 

Le attività che realizziamo sono sempre di natura teorica e pratica. È un connubio costante perché noi crediamo nell’apprendimento dall’esperienza. Solamente sperimentando e cimentandosi col fare i giovani possono fare propri i contenuti educativi. In ogni tematica che affrontiamo, la parte teorica è immediatamente seguita dalla pratica.

LEGGI ANCHE:  Covid, il bilancio della prima giornata di controlli in porti e aeroporti. 'Sardegna Sicura’ ora su app.

Questo è un centro del fare. L’idea di sperimentare in laboratori manuali le attività di educazione ambientale nasce dal fatto che i giovani hanno bisogno di “mettere le mani” nel problema più che di sentirselo raccontare e noi li mettiamo nella condizione di farlo. È solo dopo aver riempito un contenitore di cicche che un ragazzo  mi dirà “Antonio, non butterò mai più una cicca in terra”. 

Un elaborato creativo realizzato con l’utilizzo di rifiuti derivanti dalla plastica.

In questo centro realizzate diversi progetti pilota fra cui uno che riguarda le nostre abitudini igieniche quotidiane. Ce ne puoi parlare?

Gli ambiti progettuali in cui operiamo sono variegati. Fra questi, abbiamo la promozione della diffusione delle spugne naturali della luffa. Noi crediamo nel cosiddetto effetto farfalla. Piccole azioni per grandi cambiamenti. I cambiamenti globali possono realizzarsi soltanto se ognuno di noi, singolarmente, adotta delle piccole strategie che costano poco ma possono fare una grande differenza se in tanti le adottiamo.

Ci siamo cosi cimentati da diversi anni nella coltivazione della luffa, un frutto delle famiglie delle cucurbitacee, simile alla zucchine, proveniente dall’Asia  da cui si ricava una spugna naturale, efficace quanto quelle sintetiche, che però non rilascia sostanze inquinanti negli scarichi. Se noi non inquiniamo le acque di scarico i depuratori non dovranno lavorare queste particelle, non essendo progettati per filtrare le particelle altamente inquinanti rilasciate dalle spugne sintetiche che vengono cosi rilasciati in mare. 

Lo spazio giovani ospita attività sia all’interno che all’esterno. Che cosa si svolge al di fuori di questo edificio? 

Gli spazi esterni sono stati ripensati in chiave educativa. Stiamo realizzando dei giardini sensoriali, un bosco della biodiversità, abbiamo due orti, uno sociale e un altro della luffa, chiamato orto della sostenibilità. Tutto è studiato affinché  i giovani possano apprendere, cimentarsi, sperimentare, fare esperienze.

LEGGI ANCHE:  Aree protette: approvato il disegno di legge per l'armonizzazione delle procedure di gestione.
La pianta della luffa.

Questo centro riflette una ben definita visione del mondo e i valori su cui si fonda. Ci parli del percorso di vita che ti ha portato a essere qui e dei progetti in cantiere per il futuro? 

Ho studiato pedagogia, forse in maniera inconsapevole in merito al futuro. Inizialmente avevo deciso di  studiare biologia marina ma mi sono subito scontrato con il corso di Analisi 1, matematica, tenuto da un professore croato che parlava malissimo italiano. Di mio avevo problemi con la matematica, figuriamoci con la matematica spiegata male. Ho cosi rivisto la mia scelta.

Ho una sorella pedagogista che ha influito sulla mia scelta e ho deciso di fare studi umanistici. Avevo un grande interesse per l’antropologia culturale che nasceva dal mio desiderio di viaggiare e studiare le culture di angoli remoti del pianeta ma non esistendo un corso di questo tipo optato per scienze dell’educazione con l’idea di specializzarmi in materie umanistiche quali l’antropologia. Dopo la laurea però, avendo iniziato subito a lavorare, ho perso il treno. 

L’area all’aperto dello Spazio Giovani in cui si svolgono numerose attività sportive, ricreative di educazione ambientale

Tu nel frattempo sei diventato anche un uomo di mare…

Si lo sono ed è un discorso molto interessante perché il tema della navigazione ben si sposa con quello dell’educazione. La vita di bordo e la navigazione richiedono una grande disciplina e questo rende l’andare per mare un vero e proprio micro cosmo educativo.

Condividere una navigazione con altre persone è un modo per imparare il rispetto del prossimo, lo spirito di gruppo, la collaborazione, il raggiungimento dell’obiettivo, il rispetto dello spazio altrui, sia fisico che mentale. Continuo a navigare ogni volta che posso e ogni volta mi rendo conto di quanto sia preziosa nell’educazione. Di tanto in tanto portiamo i ragazzi in barca a vela per fare esperienza di educazione ambientale. 

Gli interni dello Spazio Giovani

Un’ultima domanda. Quante ore di lavoro vi porta via ogni giorno questo centro? 

Mediamente 10/12 e ultimamente stiamo lavorando anche il fine settimana.

Foto di Marina Federica Patteri. Copyright Sardegnagol 2021