Sostegno psicologico ai giovani: al via il progetto dell’Associazione Occupy Albaro.

Un’equipe multidisciplinare per fornire supporto domiciliare ai ragazzi dimessi dal reperto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Gaslini di Genova. Verrà creata grazie all’iniziativa dell’attore Paolo Kessisoglu e dell’associazione Occupy Albaro che, con il prezioso supporto di numerose aziende genovesi e all’aiuto di alcuni sponsor, hanno raccolto a Feltre in occasione della gara ciclistica Castelli 24 Ore e tramite donazioni effettuate online 50.000 euro.

Dopo un confronto tra partner è stato proposto di utilizzare l’intera cifra raccolta per un progetto di sostegno psicologico ed educativo per quegli adolescenti che maggiormente hanno patito le conseguenze del lockdown e del successivo distanziamento sociale. Questa situazione, come noto, ha portato ad un aumento del 30% delle richieste di cura per disagio psichico per giovani ed adolescenti rispetto al periodo pre-pandemico.

“Una bella iniziativa dedicata ai giovani che spesso dimentichiamo essere stati i più penalizzati durante i due anni di pandemia – ha dichiarato il presidente della Regione Liguria, Giovani Toti -. Hanno dovuto rinunciare, proprio negli anni in cui la socialità diventa importantissima, a vedere gli amici, allo sport, allo studio a scuola e anche a incontrare i parenti più fragili e anziani. Il disagio psicologico è aumentato proprio tra gli adolescenti e molto è stato fatto sia dalle Asl sia dall’istituto Gaslini. ma ogni possibilità in più dedicata a loro è benvenuta e non può che avere il nostro sostegno. I giovani sono capaci di ascoltare più di quanto immaginiamo, ma hanno anche bisogno di far sentire la loro voce. Grazie quindi a Paolo Kessisoglu e Occupy Albaro, sempre sensibili alle cause che interessano la nostra città e la nostra regione, ai nostri medici, specialisti e a tutti i soggetti coinvolti. Parliamo con i nostri ragazzi e ascoltiamoli perché non c’è investimento più importante di quello che facciamo su di loro che rappresentano il nostro futuro”.

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“La fascia adolescenziale è stata sicuramente la più fragile dal punto di vista degli effetti dell’isolamento – sottolinea l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola -. Di fatto i giovani vivono di aggregazione, necessitano più degli adulti dello stare insieme, del vedersi, del parlarsi. La crescita psicologica deriva proprio dall’interazione tra simili: il lockdown e il distanziamento fisico hanno di fatto minato questo sviluppo. Questa iniziativa merita quindi grande evidenza ed è bello sia partita da una manifestazione sportiva che ha permesso di raccogliere una cifra importante e che farà nascere questa equipe itinerante. Gli specialisti prenderanno in carico i ragazzi che hanno patito maggiormente nel periodo post pandemico considerate l’enorme richiesta di cure, cresciuta del 30%. Un ringraziamento speciale va ai mattatori di questa iniziativa, Paolo Kessisoglu e Occupy Albaro, che pedalando porteranno alla creazione di un team composto dagli specialisti di Asl 3 e del Gaslini”.

Il Prof. Lino Nobili Responsabile della Neuropsichiatria Infantile del Gaslini ha poi condiviso il punto di vista riscontrato nell’ospedale pediatrico: “Nel nostro reparto arrivano ragazzi con disturbi psichiatrici acuti, severi. Il nostro obiettivo è quello di aiutarli a superare questa fase e programmare insieme ai colleghi del territorio un percorso di aiuto, di riabilitazione che continui al di fuori dell’ospedale. Questo progetto interviene proprio su questo secondo punto e ci sarà di importante aiuto considerata l’enorme richiesta per queste problematiche”.

“In questo periodo succede sempre più frequentemente di incontrare ragazzi che già in preadolescenza iniziano a manifestare segni di ritiro sociale, specie legati alla frequenza scolastica, che si riduce progressivamente fino ad interrompersi per una condizione di ansia e paura nel confrontarsi con le richieste e con gli altri – afferma Sara Pignatelli, Direttore di Neuropsichiatria Infantile ASL 3 Genova -. Le difficoltà si estendono poi a tutte le aree di vita degli adolescenti: relazioni amicali e contesti di socializzazione, sport e attività extrascolastiche, fino alla propria famiglia nei casi più gravi. A ciò si associa frequentemente il ‘rifugio’ nel mondo virtuale della rete. Le famiglie assistono spesso impotenti a questa escalation di manifestazioni ingravescenti e gli interventi necessari con questi ragazzi richiedono in genere un elevato grado di flessibilità e integrazione tra diverse figure professionali, con il coinvolgimento sia della famiglia che della scuola. Il Progetto “C’è da Fare” si rivolgerà proprio a questi ragazzi, con diverse forme di ritiro sociale. I ragazzi potranno usufruire sia di un supporto psicologico, nel caso esso non sia già in atto, e di interventi educativi domiciliari, con l’intento iniziale di ‘rafforzare’ le loro potenzialità, per porre le basi per un accompagnamento all’esterno negli ambienti di vita dei minori. Ciascun progetto sarà valutato e condiviso con gli operatori della ASL e sarà personalizzato, sulla base del grado di ritiro, della capacità di collaborazione dei ragazzi e delle loro famiglie, nonché dei progressivi cambiamenti che avverranno. Ad oggi, sono stati individuati 9 ragazzi sul territorio, con età compresa tra 13 e 17 anni e mezzo, ma si prevede che potranno usufruire di questi percorsi almeno 10-15 ragazzi, nel corso del prossimo anno”.

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“Tutto è cominciato con una telefonata di Paolo – dice Ugo Rota vicepresidente di Occupy Albaro – così come era successo quando aveva appena scritto la canzone per il crollo del Ponte Morandi. Ci conosciamo da una vita e ora che siamo tutti genitori di adolescenti è stato naturale rivolgere il pensiero ai giovani chiusi in casa per colpa del Covid. Abbiamo contattato i medici della ASL e del Gaslini e abbiamo avuto conferma che il nostro sospetto era niente in confronto alla drammatica realtà: questi giovani hanno bisogno di essere ascoltati e noi speriamo di poter essere di aiuto per portarli di nuovo alla loro vita fuori dalle mura di casa”.

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“I ragazzi sono il nostro futuro – continua Paolo Kessisoglu – è una frase che spesso leggiamo o abbiamo sentito e che altrettanto spesso abbiamo pronunciato. Ho capito sulla mia pelle quanto fragile sia l’età dell’adolescenza e quanto incompleto possa essere il nostro ruolo di genitori; non esiste una famiglia perfetta, non esiste un genitore perfetto e riconoscerlo è fondamentale per capire che da soli non possiamo fare tutto. Lasciare che qualcuno che non siamo noi ascolti i nostri figli e se ne prenda cura da un punto di vista professionale è un gesto di umiltà, non una resa come educatori e può essere determinante per la salute mentale dei ragazzi. Così durante il periodo più intenso del Covid sono rimasto colpito dai numeri in crescita che indicavano inequivocabilmente il disagio giovanile e la ricerca di un ascolto. Il mio primo pensiero è stato per quei ragazzi, il secondo è stato: ‘devo fare qualcosa’. Da quel giorno è iniziato il secondo capitolo di “CEDAFARE” con i miei amici di Occupy Albaro”.

“Cerchiamo di fare qualcosa di utile – chiude Tito Gherardi consigliere di Occupy Albaro – ‘rubiamo’ tempo alle nostre famiglie e non siamo più ragazzini… quindi la fatica si fa sentire! Ma alla fine stiamo insieme, ci divertiamo, lo spirito è quello giusto e il fatto di devolvere le somme raccolte per progetti che il sistema pubblico farebbe fatica a sviluppare ci riempie di orgoglio. Speriamo che altre associazioni ci imitino!”.

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