Sorveglianza PASSI: 5 intervistati su 100 hanno guidato in stato di ebbrezza.
Cala nel biennio 2020-2021 il numero di persone che dichiara di guidare in stato di ebbrezza, cresce, pur rimanendo basso, l’uso della cintura di sicurezza posteriore ed è scarsa nella popolazione la consapevolezza del rischio di infortunio domestico. Sono alcuni dei dati contenuti nell’aggiornamento sulla sicurezza della sorveglianza di popolazione PASSI, che raccoglie, in continuo e attraverso indagini campionarie, informazioni dalla popolazione italiana adulta (18-69 anni) sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la loro prevenzione.
Quasi 5 intervistati su 100 (erano 7 su 100 nel monitoraggio nel periodo 2016-2019) hanno guidato sotto l’effetto dell’alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista (avevano assunto due o più unità alcoliche un’ora prima di mettersi alla guida). La quota di giovanissimi alla guida sotto l’effetto dell’alcol è leggermente più bassa che nel resto della popolazione ma rimane comunque preoccupante: il 3% degli intervistati tra i 18 e i 21 anni ha, infatti, dichiarato di aver guidato dopo aver consumato bevande alcoliche.
La guida sotto l’effetto dell’alcol è in ogni caso più frequente nella fascia d’età 25-34 anni (quasi 7%), tra gli uomini (7% vs 2% fra le donne). Più esposte al fenomeno sono le Regioni settentrionali. Tuttavia sono meridionali le due Regioni con il numero maggiore di persone che riferiscono di guidare sotto l’effetto dell’alcol: la Calabria e il Molise. Va segnalato, secondo l’ISS, che la riduzione nel biennio 2020-2021 potrebbe essere anche letta come conseguenza delle misure di contenimento per il contrasto alla pandemia di COVID-19, con la chiusura dei locali e la riduzione delle occasioni di incontro e socialità (quindi del consumo di alcol fuori casa).
Più di un terzo degli intervistati dichiara di usare sempre la cintura posteriore quando viaggia in auto. L’uso del casco in motocicletta/motorino sembra ormai una pratica consolidata: circa il 97% degli intervistati, che nei 12 mesi precedenti l’intervista hanno viaggiato su una moto come guidatori o passeggeri, dichiara di averlo indossato sempre.
Le differenze geografiche sono ampie e significative e disegnano un chiaro gradiente Nord-Sud a sfavore delle Regioni meridionali sia per l’uso delle cinture in auto (uso costante delle cinture posteriori in auto è del 23% nel Sud vs 56% nel Nord del Paese) che del casco in motocicletta/motorino (94% nel Sud vs 99% nel Nord). Nel biennio 2020-2021, inoltre, 2 persone su 10 hanno riferito di avere difficoltà a far uso di sistemi di sicurezza, seggiolini e/o adattatori, per il trasporto in auto di bambini, di non utilizzarli affatto o perfino di non avere alcun dispositivo di sicurezza, pur viaggiando in auto. Nelle Regioni meridionali questa quota raggiunge il 29% (vs 18% nel Centro e 12% nelle Regioni settentrionali).
Resta scarsa la consapevolezza del rischio di infortunio domestico: meno di 7 intervistati su 100 considerano alta o molto alta la possibilità di avere un incidente in casa. Questa consapevolezza è maggiore in età adulta, dopo i 35 anni, nella popolazione femminile, tra le persone con maggiori difficoltà economiche, tra chi vive con anziani o, ancor più, con minori di 14 anni, Si osservano differenze anche significative fra alcune Regioni, ma senza una grande variabilità né un chiaro gradiente geografico. Nel biennio 2020-2021 poco più di 2 intervistati su 100 riferiscono di aver avuto, nei 12 mesi precedenti l’intervista, un infortunio in casa tale da richiedere il ricorso a cure mediche.
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