Sistema Paese. 1 milione di giovani laureati persi in 9 anni.
Sono poco confortanti i dati che emergono dal Rapporto Plus 2022 realizzato dall’Inapp sulla mobilità intergenerazionale e i titoli di studio. Un lavoro di ricerca, in sintesi, che conferma come lo svantaggio relativo delle famiglie meno istruite non si è ridotto.
Il figlio di un padre laureato, infatti, ha oltre il doppio di possibilità di laurearsi rispetto al figlio di un diplomato e oltre il triplo delle possibilità rispetto al figlio di chi ha conseguito la terza media.
A influenzare tali dinamiche l’educazione genitoriale, le ristrettezze economiche delle famiglie, lo scarso sostegno ai giovani con poche opportunità, l’improbabilità, per usare un eufemismo, dei servizi di orientamento offerti da scuole e università e, ancora, la constatazione che i titoli di studio sono sempre meno qualificanti nel mondo del lavoro.
La laurea, in parole povere, risulta essere sempre meno un elemento distintivo per l’inclusione lavorativa. Un aspetto rimarcato anche dalla spesa pubblica italiana per l’istruzione, pari al 4,1% del PIL (2022), notevolmente inferiore rispetto al 5,2% della Francia, al 4,6% della Spagna e al 4,5% della Germania.
Criticità che vanno di pari passo con i noti gap territoriali Nord-Sud e tra grandi città e piccoli centri urbani. “Il sistema educativo dovrebbe garantire a tutti i ragazzi e le ragazze l’opportunità di partecipare a processi di apprendimento efficaci, in grado di sviluppare le loro potenzialità e il loro talento separando così le loro prospettive da quelle della famiglia d’origine” ha dichiarato il presidente dell’Inapp Sebastiano Fadda.
Negli ultimi cinquant’anni, si legge ancora nel report, è aumentato il livello di istruzione medio in Italia: i laureati sono il 14% degli attuali 50-64enni, contro il 28% nella fascia 30-39 anni. Tuttavia, l’aumento si registra solo in termini relativi e non assoluti perché la maggiore profondità degli studi viene bilanciata dal calo demografico che sta interessando l’Italia e più in generale i Paesi europei. A ciò va aggiunto un altro elemento demografico, ovvero la ”fuga” dei giovani laureati italiani: l’ultimo rapporto Istat sulle migrazioni ha quantificato in circa un milione i connazionali espatriati tra il 2012 e il 2021, di cui un quarto con il titolo di laurea.
L’Italia, in breve, perde ogni anno il 5-8% dei suoi giovani altamente formati. Numeri e tendenze che spiegano la particolare crisi del lavoro attuale caratterizzata da un’alta offerta di lavoro, tanta domanda, ma poca conciliazione tra le competenze richieste dal mercato e quelle offerte dagli aspiranti lavoratori.