Sipario sulla nona edizione del Life After Oil.

Si è chiusa la IX edizione del Life After Oil International Film Festival, il concorso cinematografico dedicato in modo specifico ad ambiente e diritti umani.

Sette le categorie premiate, a cominciare da quella di lungometraggi e mediometraggi ambiente con il riconoscimento intitolato a Giuseppe Ferrara. A vincere il documentario “Desert Paradise” dell’olandese Ike Bertels che si concentra su una comunità di una città della Namibia legata all’estrazione di diamanti. I tre giurati della sezione – il regista Marco Antonio Pani, il direttore del Green Montenegro International Film Fest Blagota Marunovic e la regista Simona Risi – hanno anche assegnato una menzione speciale alla produzione tedesca “The Recycling Myth”, inchiesta sul riciclo della plastica firmata da Tom Costello e Benedict Wermter.

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Il premio Valentina Pedicini per i lungometraggi e mediometraggi diritti umani è andato invece a “Feminity” di Mohsen Ostad Ali, storie difficili di donne iraniane, che ha convinto più delle altre opere selezionate la giuria formata da Beniamino Saibene, presidente del Milano Film Festival, da Heinz Hermanns, direttore dell’Interfilm International Short Film Festival di Berlino, e dal critico Simone Tricarico. Per quanto riguarda i cortometraggi ambiente sempre dall’Iran arriva il vincitore: “Vadiyar” di Marjan Khosravi. La giuria composta dal regista Paco Mariani, dalla giornalista Agnese Cossu e dalla critica cinematografica Daniela La Torre ha dato inoltre una menzione speciale a “Sentience” girato in Cina dall’australiano Elliot J. Spencer.

Life After Oil, Feminity
Life After Oil, Feminity

Per i cortometraggi diritti umani il regista Daniele Atzeni e le attrici Francesca Buffoni e Francesca Murru, che componevano la giuria, hanno voluto premiare l’ungherese “Branka” diretto da Akos K. Kovacs con una menzione per il francese “4AM” di Mehdi Fikri. Tra i lavori di animazione, con la giuria formata da una rappresentanza di Fridays for Future e UniCa Lgbt dell’Università di Cagliari, l’ha spuntata “Nothing Left” dell’inglese Frankie Sutton. Un gruppo di migranti richiedenti asilo presenti nel centro di accoglienza straordinaria di Villanovaforru, che avevano il compito di valutare i corti sperimentali, ha scelto invece l’indiano “Awakening of the Goddess” realizzato da Debjani Mukherjee.

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Infine nella categoria a tema libero World Panorama il premio, assegnato da un gruppo di studenti dell’Istituto di istruzione superiore Vignarelli di Sanluri (dove si sono svolte delle proiezioni mattutine), è andato ad “Aparat” dell’iraniano Hasan Najmabadi. Come sempre sono state anche assegnate delle menzioni da associazioni che collaborano con il festival: Emergency Sassari ha premiato “Yemen’s Dirty War” dei francesi Nicolas Jaillard e Guillaume Dasquié; Italia Nostra ha puntato su “Sentience” di Elliot J. Spencer; Medicina Democratica ha scelto “Tricked into Surgery: India’s Hysterectomy Scandal” di Mathilde Cusin; Wwf Sassari invece “Arbores” di Francesco Bussalai.