Si celebra la giornata mondiale delle competenze giovanili: migliorare la qualità della formazione e dell’istruzione.

Ieri si è festeggiata la 7a Giornata mondiale delle competenze giovanili, l’iniziativa – promossa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – che dal 2014 rende omaggio alla resilienza e alla creatività dei giovani nel mondo, sottolineando l’importanza strategica di dotare i giovani delle competenze migliori sotto il profilo professionale e imprenditoriale.

Un’annata, il 2021, definita, però, come disastrosa per i ragazzi/e nel pianeta, secondo l’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo), per la quale i giovani del mondo sono stati fortemente condizionati dalla didattica a distanza e dalla chiusura parziale o totale delle scuole. I numeri elaborati dell’Ilo parlano chiaro: tra marzo 2020 e maggio 2021 in metà dei Paesi del mondo le scuole sono state completamente o parzialmente chiuse per l’emergenza sanitaria per più di 30 settimane, senza contare che fino allo scorso giugno, quasi 157 milioni di studenti in 19 Paesi non erano ancora tornati tra i banchi di scuola.

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La formazione a distanza, ancora, è diventata il modo più comune di impartire competenze, con notevoli difficoltà dovute all’adattamento dei curricula, alla preparazione degli studenti/tirocinanti, ai problemi di connessione e alla necessità di garantire continuità ai processi di valutazione.

Le stime dell’ILO mostrano inoltre che a livello globale la perdita occupazionale tra i giovani (15-24 anni) è stata dell’8,7% nel 2020 (rispetto al 3,7% degli adulti), con un calo più pronunciato nei Paesi del continente americano in cui sistemi di protezione dei posti di lavoro sono meno presenti. E il dato peggiore è che le conseguenze di questa riduzione potrebbero durare anni.

A livello globale, un giovane su cinque è neet. Tre su quattro dei giovani neet sono donne e con la crisi Covid-19 il tasso di neet è aumentato in molti Paesi perché il calo dell’occupazione non è stato compensato dal ritorno all’istruzione e alla formazione, nonostante l’obiettivo 4 dell’Agenda 2030 dedichi all’istruzione uno spazio particolare. Una sensibilità che sta mancando all’interno della programmazione nazionale ed europea che, se non corretta, non faciliterà la promozione dello sviluppo sostenibile e la realizzazione di una società più equa e inclusiva.

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