Sharenting, l’appello della Garante per l’infanzia: “Vigilate”.

Ogni anno in Europa i genitori condividono online una media di 300 foto riguardanti i propri figli e nel primo anno di età ne hanno già condivise quasi 1.000, circa 5.000 prima dei 5 anni. Un fenomeno, lo sharenting, che oltre a esprimere tutta la dabbenaggine dei genitori dell’era social, rappresenta indubbiamente un pericolo per l’immagine dei minori, per la riservatezza dei dati personali e per la sicurezza digitale nel suo insieme.

Un’abitudine ormai consolidata, ricorda anche la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Puligheddu, che può comportare “conseguenze che vanno dal furto di dati personali fino all’utilizzo di immagini in siti pedopornografici e, nel futuro, offrire materiale online che potrebbe alimentare episodi di bullismo e cyberbullismo”.

“E’ necessario – aggiunge la Garante – pensare ad attività formative di informazione e formazione, finalizzate a sviluppare una maggiore consapevolezza dei rischi, tesa a modificare i comportamenti sul web e favore una concreta tutela dei minori”.

LEGGI ANCHE:  Assl Olbia. Domani la somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer.

Secondo recenti statistiche, il 75% dei genitori condivide regolarmente foto e dati dei propri figli sui social media, senza capire esattamente le implicazioni di questi comportamenti, a dimostrazione dell’aumentato clima di analfabetismo funzionale della contemporanea figura genitoriale.

“I minori – spiega ancora la Puligheddu – sono soggetti deboli e, in quanto tali, necessitano della massima tutela, come previsto nell’ordinamento italiano, nell’art. 10 c.c. (concernente la tutela dell’immagine); nel combinato disposto degli artt. 4,7,8 e 145 del D.Lgs. 30.06.2003 n. 196 (riguardanti la tutela della riservatezza dei dati personali) nonché negli artt. 1 e 16 della Convenzione di New York (in particolare, l’art. 16). Inutile ricordare quanto sia determinante l’ipoteca che ogni genitore potrebbe involontariamente accendere sul futuro del proprio figlio, quando pubblica le loro foto, i loro video, i loro dati sui social network e quanto poco conti il fatto che lo si fa con amore e con orgoglio per raccontare al mondo il bene che si vuole loro”.

LEGGI ANCHE:  Odio razziale contro Liliana Segre. La Polizia Postale individua un responsabile nel cagliaritano.