Servizio Civile Universale, Alessio Colacchi: “Flessibilità e sburocratizzazione per il suo rilancio”.
Dalla Legge del 15 dicembre 1972, n. 772, che sancì in Italia il diritto all’obiezione per motivi morali, religiosi e filosofici, istituendo di fatto il servizio civile, sostitutivo del servizio militare, sono passati oltre 50 anni. Da allora, con il passaggio prima al Servizio Civile Nazionale (con la Legge 6 marzo 2001 n. 64) e poi a quello Universale (con il Decreto Legislativo 6 marzo 2017, n. 40 e successive mofiche), il servizio, di fatto, si è evoluto confermandosi un valido strumento per il sostegno dell’inclusione e dello sviluppo delle competenze trasversali dei giovani.
A confermarlo, infatti, le tante buone pratiche realizzate nei territori da enti e volontari, nonché la crescente partecipazione dei/delle giovani italiani/e ai diversi bandi pubblicati dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, come ricordato da Alessio Colacchi, formatore e consulente per Enti pubblici e organizzazioni no profit.
“Il Servizio Civile Universale rappresenta, probabilmente, l’esempio più interessante di volontariato formativo, nonché un programma capace di facilitare i giovani a dare il proprio contributo allo sviluppo sociale del proprio territorio”.
Diversi, prosegue Colacchi, i punti di forza del programma: “Attraverso lo SCU i giovani possono mettere in campo quanto acquisito durante il percorso di studi, e, cosa più importante dopo anni di Covid-19, riattivarsi e “uscire” nuovamente da casa come sento spesso dire dai/dalle volontari/e che incontro in tutta Italia. Ma non solo. L’eperienza offerta dal servizio – prosegue – permette di stringere relazioni importanti e orientarsi per il futuro”.
Programma la cui partecipazione prevede tutta una serie di vantaggi, a partire dall’accesso al mondo della Pubblica Amministrazione, come confermato dall’introduzione della riserva del 15% nei concorsi pubblici per i volontari del Servizio Civile: “Con questo nuovo provvedimento è stato fatto un passo avanti per quanto concerne la valorizzazione dell’esperienza del Servizio Civile”, spiega Colacchi.
Il programma, però, non nasconde particolari punti di ‘asperità’ per usare un eufemismo, a partire dalla burocrazia e dai tempi previsti per la pubblicazione dei bandi, l’istruttoria delle domande e la comunicazione verso i volontari/e: “Serve – prosegue Colacchi – sburocratizzare il programma, rimuovere i troppi paletti per volontari ed enti e rendere il processo più flessibile. Esiste, ancora, un difetto di risorse. Nonostante l’aumento rilevato negli ultimi 3 anni, si rileva una diminuzione delle domande. L’ultimo bando pubblicato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, infatti ha sì visto l’adesione di circa 71mila volontari/e ma siamo lontani dai circa 100mila posti indicati nel Decreto Legislativo del 6 marzo 2017, n. 40. Non esiste, inoltre, una vera e propria calendarizzazione stabile dei bandi. I progetti per i bandi pubblicati a dicembre, per esempio, possono anche partire a settembre e, come possiamo immaginare, in tanti mesi possono cambiare diverse variabili, a partire dalle motivazioni e dal contesto. Inoltre, il processo di adesione online è, per ampi versi, farraginoso e spersonalizzante. In passato, quando le domande dovevano essere portate a mano nei vari enti, i giovani già al momento della presentazione della domanda potevano ricevere un mini percorso di orientamento, conoscendo attività e persone all’interno degli enti, agevolandone, così, la partecipazione e la consapevolezza delle mansioni legate al ruolo di volontario/a”.
Andando oltre le criticità, però, lo SCU resta una opportunità per giovani ed enti. Da qui l’importanza di facilitare la conoscenza del processo di adesione: “Le organizzazioni interessate a ospitare volontari/e ogni anno devono presentare le proprie proposte al Dipartimento delle Politiche Giovanili e del Servizio Civile Universale. Per i giovani, invece, la procedura prevede l’invio della propria domanda, accedendo mediante SPID, attraverso i due principali portali, www.politichegiovanili.gov.it e www.scelgoilserviziocivile.gov.it, e, successivamente, la ricerca del progetto nella lista presente sul portale. Ogni anno – prosegue – viene pubblicato un apposito bando. Il prossimo dovrebbe essere online già dal 15 dicembre e dovrebbe durare circa 2 mesi. In Primavera, poi, dovrebbe iniziare il calendario dei colloqui che precede la pubblicazione della graduatoria. Nel corso dell’anno, ancora, ci sono altri bandi tematici, come il servizio civile digitale, quello ambientale e uno specificio per l’accompagnamento degli invalidi. Infine, ci sono i Corpi Civili di Pace, il cui bando potrebbe uscire il maggio prossimo”.
Opportunità che anche in Sardegna registrano un buon livello di adesione, ricorda Alessio Colacchi: “Sono aumentate le opportunità nell’Isola ma lo spopolamento giovanile e la mancanza di sinergia rappresentano i principali ostacoli per lo sviluppo del programma in Sardegna, specialmente nelle aree rurali, dove gli Enti riscontrano i maggiori problemi di reclutamento dei giovani. Per incentivare la partecipazione nelle aree disagiate, probabilmente, bisognerebbe offrire una paga maggiore e l’alloggio per i volontari”.
Criticità decisamente rilevanti in un’isola sempre più devastata dalle conseguenze prodotte dall’inverno demografico, la cui progressiva ampiezza potrebbe portare lo SCU sempre più lontano dalle aree rurali e, quindi, ad un impoverimento dei territori più vulnerabili: “Per contrastare questa dinamica – conclude Colacchi – oltre ad aprire sempre di più l’esperienza in Italia ai giovani dei Paesi membri dell’Ue, è sempre più improcrastinabile sburocratizzare il programma, permettendo allo SCU di essere più rispondente ai bisogni delle comunità e, infine, agevolare una maggiore mobilità dei giovani volontari all’interno del territorio italiano”.
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