Senza più i “manovratori democratici” Zelenskyy vuole la pace.

Finita la stagione di gloria del “presidente in tutina”, Volodymyr Zelenskyy, inizia ora quella dell’ignominia. Dopo aver condotto una guerra per interposta persona per 3 lunghi anni e, soprattutto, portato devastazione (e indebitamento) per il popolo ucraino, il presidente illegittimo, a corto da oggi degli aiuti militari americani, ha proposto per la prima volta una tregua in Ucraina per l’avvio dei colloqui di pace. E pensare che in questi 36 mesi di guerra i democratici americani ed europei davano la colpa all’impero del male di Vladimir Putin…

Umiliato pure alla Casa Bianca dal presidente Donald Trump e dal suo vice JD Vance e confermato lo stop alle consegne di armi americane pure sul suolo polacco, ora, l’ancora per poco presidente Zelenskyy (formalmente non lo è più dal 24 maggio 2024) vuole “sistemare le cose” con il presidente Trump.

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Come? Riuscendo nella manovra che più è riuscita bene negli ultimi 3 anni. Pregare e mettersi a disposizione dell’amministrazione americana di turno: “Vorremmo che la comunicazione fosse costruttiva in futuro” e ancora che “siamo pronti a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere la pace”, reca la “posta del cuore” di Zelenskyy su X, lo stesso social di proprietà di Elon Musk, quello che, proprio ieri, ha chiesto a Zelenskyy di dimettersi e lasciare l’Ucraina.

Un triste epilogo (non poteva essere altrimenti, nonostante i piani del Trilogo Ue e dell’ex presidente Joe Biden) che conferma i tanti errori commessi negli ultimi 3 anni dai Paesi occidentali, a partire dall’invio copioso di centinaia di miliardi di euro in armamenti (peraltro senza il minimo monitoraggio), fino ad arrivare al rifiuto della carta diplomatica con la Russia. Azione, come dovrebbe essere evidente per tutti oggi, che in breve tempo sta portando alla distensione tra i due big player del conflitto: Russia e Stati Uniti d’America.

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Bastava chiudere i rubinetti degli armementi a Kiev per spingere anche “il liquidatore dell’Ucraina” a proporre una tregua? La risposta non può che essere affermativa. Serviva un cambio di passo alla guida degli Stati Uniti d’America per mettere in evidenza l’inconsitenza politica di un personaggio come Zelenskyy? La risposta non può che essere altrettanto ovvia.

Adesso, quindi, secondo Zelenskyy “l’Ucraina è pronta a sedersi al tavolo dei negoziati il prima possibile”. Quando si è con le spalle al muro… “vogliamo – si legge sempre su X – procedere molto rapidamente in tutte le fasi successive e lavorare con gli Stati Uniti per arrivare a un solido accordo finale”.

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Dittatore, ancora per poco, che non ha poi mancato di ossequiare (dopo la batosta del 28 febbraio) Trump e Vance: “Apprezziamo davvero quanto l’America ha fatto per aiutare l’Ucraina a mantenere la sua sovranità e indipendenza”. Sostantivi ormai sempre meno presenti nell’Ucraina di oggi che, tra operazioni di cherry-picking americane, futuro sfruttamento internazionale delle terre rare, speculazione legata alla ricostruzione post guerra e indebitamento con Ue e USA, è ormai un Paese che ha ormai ceduto la propria indipendenza politica ed economica.

foto https://www.president.gov.ua/