Scuola, Save the Children: “Nuovo anno segnato dalla mancanza di servizi educativi”.

La scuola in Italia è attraversata da profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi educativi, che compromettono i percorsi di crescita di bambini, bambine e adolescenti, soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole, dove si continuano a registrare, nonostante i miglioramenti, livelli di dispersione scolastica tra i più alti in Europa. Eppure, soprattutto in queste regioni, dove il bisogno è maggiore, le risorse e gli interventi del PNRR per l’istruzione già avviati – nonostante gli sforzi compiuti – non sono sufficienti a colmare i gravi divari esistenti. 

Questo, in breve, l’allarme lanciato da Save the Children che, in occasione della ripresa dell’anno scolastico, ha diffuso il Rapporto “Scuole disuguali. Gli interventi del PNRR su mense, tempo pieno e palestre”. Il Rapporto approfondisce, in particolare, le diseguaglianze territoriali nell’offerta di spazi e servizi educativi a scuola – dalla mensa al tempo pieno e alle palestre – e analizza, attraverso un confronto puntuale della distribuzione delle risorse a livello provinciale, se e in quale misura gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) già avviati possano contribuire a ridurre i divari esistenti. 

Dall’analisi di Save the Children su alcuni degli interventi relativi alla Missione Istruzione finanziati dal PNRR e già avviati, emerge una distribuzione disomogenea delle risorse tra le province più svantaggiate e la necessità di integrare le risorse del PNRR con altri investimenti per garantire livelli essenziali delle prestazioni per l’accesso alle mense scolastiche, e così al tempo pieno, nelle scuole primarie e secondarie di I grado, nonché la presenza di palestre scolastiche su tutto il territorio nazionale, a partire dalle aree del Paese dove la scuola rappresenta spesso l’unica opportunità per bambini, bambine e adolescenti di praticare attività sportiva. 

Il PNRR, con un investimento complessivo di oltre 17 miliardi di euro destinati al Ministero dell’Istruzione e del Merito, rappresenta un’occasione unica per garantire uguali opportunità a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti, soprattutto in territori dove la povertà minorile è più accentuata e le famiglie affrontano maggiori difficoltà economiche. A partire dalla mensa e dal tempo pieno o prolungato, servizi essenziali di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica: ad oggi, poco più di un bambino su due della scuola statale primaria ha accesso alla mensa (55,2%) e solo il 10,5% nella secondaria di I grado, con profonde differenze territoriali. Se nelle regioni del Centro e del Nord si concentrano le province con oltre il 50% di accesso al servizio da parte degli alunni della scuola primaria e secondaria di I grado– con punte del 70% e oltre a Biella e Monza e della Brianza, fino al 91,3% della Provincia Autonoma di Trento – gran parte delle province del Sud sono sotto la media nazionale (che è del 36,9%, considerando sia scuole primarie che secondarie di I grado).

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Dall’analisi svolta da Save the Children sui 975 interventi del PNRR (presenti sulla piattaforma ReGIS a giugno 2024) avviati per ampliare l’offerta di mense scolastiche, emerge che alle regioni del Sud e Isole è stato destinato il 38,1% delle risorse, sebbene queste risorse finanzino circa il 50% del totale dei progetti. Dall’analisi provinciale dei fondi del PNRR investiti sino ad oggi, si rileva che queste risorse, senz’altro utili per ampliare l’offerta complessiva, stanno producendo un impatto disomogeneo nella riduzione delle disuguaglianze territoriali. Le sei province dove gli studenti che usufruiscono della mensa sono meno del 10% – ovvero Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa – hanno ricevuto finanziamenti per 49 interventi di costruzione, ristrutturazione o riqualificazione di spazi mensa per un valore di circa 21 milioni 500 mila euro, pari a 2,1 progetti ogni 10 mila studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Di contro, le sei province con le più alte percentuali di alunni che usufruiscono del servizio mensa a livello nazionale (oltre il 65%) – ovvero Trento, Biella, Monza e della Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano – hanno ricevuto 30 milioni di euro per 34 progetti, pari a 1,8 progetti ogni 10 mila studenti. 

Nelle province più svantaggiate per l’offerta del servizio mensa e del tempo pieno si concentra anche la percentuale più alta di studenti provenienti da famiglie con un livello socioeconomico basso: sono il 26,4% nelle province dove meno del 10% degli studenti usufruisce della mensa (contro il 17,2% di quelle dove oltre il 65% degli alunni accede alla mensa). 

Dall’analisi di Save the Children emerge, inoltre, che anche tra le stesse province più svantaggiate la distribuzione delle risorse per l’accesso al servizio mensa è disomogenea. Ad esempio, Palermo ha ricevuto circa 2 milioni di euro per la realizzazione di 6 interventi mentre Foggia – dove gli studenti che usufruiscono del servizio mensa è simile (8,7% contro il 6,7% di Palermo) – ha ricevuto quasi 6 milioni e mezzo di euro per 18 interventi. E ancora: le province di Lecce e Napoli – che registrano percentuali di accesso al servizio di refezione praticamente uguali (12,4% e 12,5%) – hanno ricevuto la stessa quantità di fondi (circa 13 milioni di euro), ma a Lecce sono stati avviati più di 5 interventi ogni 10 mila studenti mentre a Napoli soltanto uno ogni 10 mila studenti. Proprio per raggiungere le aree oggi meno coperte dai servizi, recentemente il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha disposto un avviso pubblico rivolto agli enti locali per la costruzione e ristrutturazione di spazi adibiti a mense scolastiche, con uno stanziamento di ulteriori 515,4 milioni di euro.

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La mensa scolastica è fondamentale per garantire a studentesse e studenti, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno. È, inoltre, un servizio essenziale nell’ottica di incentivare l’estensione del tempo pieno e quindi di potenziare l’offerta formativa, con benefici sia per i ragazzi, sia per le famiglie con effetti positivi in particolare per l’occupazione femminile. Eppure solo due alunni della scuola primaria su cinque beneficiano del tempo pieno – con le percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%) e Puglia (18,4%), le più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%) – e solo poco più di un quarto delle scuole (il 28,1% delle classi della primaria e secondaria di I grado) offrono il tempo prolungato. Sono ancora troppo pochi i bambini, le bambine e gli adolescenti che ne usufruiscono e con forti discontinuità territoriali che rischiano di penalizzare intere aree del Paese, in particolare nel Mezzogiorno. La maggior parte delle province dove la percentuale di classi a tempo pieno o prolungato è inferiore al 10% si trova nelle regioni del Sud e nelle Isole: Ragusa, Catania, Palermo, Siracusa, Campobasso, Isernia. In molti casi si tratta delle stesse province dove minore è anche l’offerta del servizio di refezione e, come per le mense, dove la percentuale di alunni che provengono da famiglie con livelli socioeconomici bassi è particolarmente elevata. Invece, le province del Centro e del Nord mostrano percentuali di offerta superiori alla media nazionale e, in alcuni casi, come la Provincia Autonoma di Trento, Milano e Monza e della Brianza, superiori al 65%. 

Anche la possibilità di praticare attività sportiva a scuola in una palestra rappresenta una grande opportunità per la crescita di bambine, bambini e adolescenti. Ma, ad oggi, meno della metà (il 46,4%) delle scuole statali primarie e secondarie (I o II grado) hanno una palestra. Dall’analisi di Save the Children sui 433 interventi del PNRR registrati sul ReGIS per costruire o riqualificare le palestre a scuola emerge che il 62,8% è stato avviato nelle regioni del Sud e Isole, a cui sono stati destinati il 52,7% dei fondi complessivi. In questo caso, la distribuzione tra le province delle risorse e dei progetti per la costruzione o riqualificazione delle palestre sembra favorire maggiormente quelle più svantaggiate: le province con una percentuale di scuole con la palestra inferiore o uguale al 30% – ovvero Messina, Reggio Emilia, Ferrara, Palermo, Crotone, Catanzaro, Cosenza, Catania e Vibo Valentia – hanno ricevuto circa 51 milioni 330 mila euro per 72 interventi, ovvero 3 progetti ogni 100 scuole.

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Alle province con percentuali di palestre uguali o superiori al 65% – ovvero Prato, Barletta-Andria-Trani, Firenze, Savona, Genova, Lecce, Grosseto, Taranto e Siena – sono stati destinati circa 17 milioni 600 mila euro per 21 interventi, ovvero 1,3 progetti ogni 100 scuole. Dall’analisi di Save the Children emerge però, anche in questo caso, che la distribuzione delle risorse del PNRR tra le province è disomogenea, nonostante tenda a raggiungere le province più deprivate. Ad esempio, Crotone, dove la palestra è presente solo nel 26,8% delle scuole primarie e secondarie, è destinataria di 14 interventi (7,8 progetti ogni 100 scuole), mentre nella provincia di Palermo, dove è presente un numero maggiore di studenti e di scuole, sono solo 6 gli interventi avviati (1,1 ogni 100 scuole). Palermo riceve anche investimenti inferiori alla provincia di Lecce (circa 4,2 milioni contro poco più di 5 milioni), dove le scuole dotate di palestre sono più del doppio rispetto a Palermo (67,8% contro il 28,3%). Infine, province come quella di Rimini o Gorizia con percentuali di scuole attrezzate con la palestra relativamente basse (meno di un terzo), non hanno ricevuto alcun finanziamento.

In generale, i 433 interventi sulle strutture sportive scolastiche avviati con il PNRR – sebbene rappresentino un passo importante per promuovere l’educazione motoria a scuola – sono insufficienti a garantire la copertura di palestre su tutto il territorio nazionale e a ridurre i divari tra le province, soprattutto nei territori dove la scuola spesso rappresenta l’unica opportunità per bambini e adolescenti di praticare attività sportiva. In Italia, un minorenne su tre (31,5%) che proviene da famiglie con scarse o insufficienti risorse economiche non pratica attività sportive e tra gli adolescenti di 15-16 anni il 16,2% rinuncia a fare sport perché troppo costoso.