Sardegna, sempre meno giovani impegnati nel volontariato. E la maggioranza se ne sbatte!

Diminuisce l’impegno civico dei giovani e aumenta l’età media nelle organizzazioni di volontariato nell’Isola. Sono questi i principali highlights dell’indagine del Centro studi sociali “Carlo Carretto” realizzata per il CSV Sardegna. Un lavoro di ricerca che, per ampi versi, non racconta nulla di nuovo confermando un trend in atto da diversi lustri nell’Isola. Regione sempre meno capace di proporre nuove generazioni dotate di senso critico e senso civico.

L’indagine Iares Swg di prossima pubblicazione, inoltre, indica che solo il 20% dei giovani tra i 18 e i 34 anni svolge attività gratuita di volontariato o civismo presso enti del terzo settore, sindacati, partiti politici. Praticamente 1 giovane su 5 su una popolazione giovanile del 15,7% nell’Isola. Insomma, basi poco confortanti per la creazione di una nuova società solidale e coesa.

La presenza di giovani all’interno del mondo del volontariato in Sardegna, ancora, rappresenta meno di un sesto dei volontari complessivi.

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Una situazione di fatto, lo scarso incoraggiamento dei giovani verso il volontariato sardo, che non sembra interessare neanche l’attuale maggioranza al Governo della regione, buona, negli ultimi 7 mesi, a seguire paro paro quanto fatto nella precedente legislatura, ricordando che tentare di innovare attraverso provvedimenti legislativi non è un lavoro che possono fare tutti, come ricordato anche dalla recente impugnazione dell’ennesima legge regionale da parte del Governo nazionale.

Meglio, quindi, non agire e aspettare di “chiudere il cerchio” prima di procedere verso iniziative innovative, con il rischio di vedere decorrere tempo prezioso e perdere, di conseguenza, occasioni importanti per l’inclusione dei/delle giovani sardi/e.

Volontariato, inoltre, pesantemente colpito dalla riforma del Terzo settore e dall’istituzione del cosiddetto RUNTS che, di fatto, sta aumentando gli oneri burocratici per le organizzazioni di volontariato, mentre nel contempo sono ben pochi i bandi e avvisi per il Terzo Settore redatti dagli enti Regionali e locali. Senza contare la più totale ignoranza da parte delle amministrazioni in materia di affidamenti di locali e contributi…

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Civismo e volontariato, ancora, verso il quale l’attuale presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, aveva espresso sensibilità in campagna elettorale, dichiarando che si sarebbe promossa, in caso di vittoria, “la partecipazione attiva attraverso consulte cittadine, sostegno al terzo settore e volontariato”, e l’avvio di un piano finalizzato a sostenere “l’educazione giovanile alla rappresentanza sociale, prevedendo la creazione di strutture coordinate per una gestione integrata delle politiche giovanili, sportive e di benessere familiare”.

Al momento, però, dopo 7 mesi dall’insediamento, si può tranquillamente affermare che su queste tematiche l’attuale maggioranza ha fatto ben poco. Continuano a mancare azioni a sostegno dell’associazionismo giovanile (al momento è stato soltanto confermato il fondo triennale per la mobilità internazionale, senza peraltro aumentarlo nella manovra regionale), l’avvio della “famosa” co-programmazione degli interventi per i giovani (l’attuale Giunta ha semplicemente seguito lo stesso modus operandi del precedente Governo Solinas nella gestione delle risorse attribuite alla Sardegna dal Fondo Nazionale per le Politiche giovanili), mentre non mancano i cosiddetti “emendamenti puntuali” e gli onerosi affidamenti diretti (come ricorda lo stanziamento della somma di 200mila euro, su proposta dell’assessore degli enti locali, finanze e urbanistica, Francesco Spanedda, per l’intervento “Young, work, city and territory in Sardinia”), in assenza di una minima strategia per i giovani e il volontariato giovanile.

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Nel contempo, infine, si continuano a tenere “fuori dal cerchio” le organizzazioni giovanili qualificate, ovvero quelle che vincono in Italia e in Europa e che producono innovazione e inclusione dal basso sostenendo i tanti ragazzi e ragazze che all’università non vogliono andare e che vogliono migliorare le proprie (nonché innate) competenze trasversali. I famosi neet che il sistema di formazione regionale, nonostante gli affidamenti milionari, non “calcola di striscio”.

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