Sardegna, la lettera dei sindaci: “La nostra Autonomia speciale è sotto attacco”.
Il contenuto dell’impugnativa del Governo nei confronti della Legge regionale N.5/24 in materia di “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio e dei beni paesaggistici e ambientali”, è di una gravità e pericolosità inaudita. A dirlo oggi alcuni sindaci dei principali comuni della Sardegna, firmatari di una nota congiunta mirata a fare il punto sui cosiddetti attacchi all’Autonomia speciale della Sardegna, uno dei grandi misteri, visti trascorsi delle scorse Legislature, che oggi viene difesa a spada tratta contro il “disegno orchestrato” dalla cosiddetta Legge Calderoli. Progetto legislativo, recentemente approvato dal Parlamento Italiano, in atto già dalla lontana riforma del Titolo 5° della Costituzione voluta 23 anni fa ma, forse, allora qualche primo cittadino/a doveva essere particolarmente distratto alla luce dei toni utilizzati negli ultimi mesi.
“Se la Corte Costituzionale dovesse accoglierla – scrivono i sindaci – metterebbe la pietra tombale su quello che rimane della nostra Autonomia Speciale. Il tentativo è quello di cancellare, una volta per tutte, le nostre prerogative statutarie in materia urbanistica, paesaggistica, ambientale. Non è superfluo ricordare che il nostro Statuto di Autonomia è una legge di rango costituzionale, che non può essere cancellata e mortificata da una impugnativa del Governo stilata da qualche zelante burocrate. Per bloccare l’efficacia della legge regionale tesa a scongiurare, per un periodo limitato, l’irreversibilità dell’impatto sul territorio regionale derivante dalla realizzazione, installazione o avviamento di impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili, il Governo è ricorso ad uno strumento inusuale e straordinario “la sospensione cautelare d’urgenza” della legge, in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale. Una procedura del tutto eccezionale – prosegue la nota dei primi cittadini – visto che solo una volta nella storia repubblicana un Governo è ricorso alla “sospensione cautelare d’urgenza” per bloccare una normativa della Regione Valle D’Aosta in materia di gestione e contenimento della pandemia da Covid-19. È del tutto evidente che l’obbiettivo del Governo sia quello di
sterilizzare una normativa tesa ad evitare il diffondersi di una speculazione energetica indiscriminata che porterebbe alla distruzione del nostro patrimonio paesaggistico, ambientale e culturale. Non è un caso che in contemporanea con
l’impugnativa del Governo si sia mossa la Confindustria attraverso un ricorso alla Commissione Europea”.
Premesse per ribadire poi “l’attacco” e la solita contrapposizione “Stato-Regione”, dimenticando, però, di accennare un minimo mea culpa sulle pecche della classe dirigente regionale: “La nostra Autonomia Speciale è sotto attacco. Ci troviamo di fronte alla riproposizione di una “idea coloniale” del rapporto Stato-Regione incentrata su una inaccettabile gerarchia dei poteri. L’impugnativa del Governo fa il paio con la legge sulla “Autonomia differenziata”.
La domanda da porsi, però, è dove è finita negli ultimi 25 anni la politica regionale e quali alzate di ingegno sono state approvate per risollevare le sorti di una regione ormai sul binario dell’estinzione e della perdita di competitività, nonostante negli ultimi tempi si sia sostenuto il contrario grazie al “misero turismo estivo” che, ricordiamolo agli imbecilli e all’uomo della strada che crede di vivere in una isola turistica, non rappresenta certo la principale voce in termini di Pil regionale.
Fondamentale per i sindaci autori della lettera quindi rimarcare la propria contrarietà al progetto della Calderoli: “Una legge che sancirà la secessione delle regioni ricche a scapito di quelle più povere; accentuerà le differenze territoriali; alimenterà le disuguaglianze dei cittadini rispetto a diritti costituzionalmente garantiti, quali la salute, l’istruzione, il lavoro, i trasporti. Mortificherà, sino a cancellarla, la nostra Autonomia Speciale: le regioni Ordinarie diventeranno molto speciali, quelle Speciali molto ordinarie. Ad essere scardinato è il principio costituzionale della perequazione e della redistribuzione delle risorse”.
Anticipazioni per rilanciare l’ennesimo grande progetto politico, inarrivabile per gli attuali protagonisti della bassa politica regionale: “È arrivato il momento di avviare “una nuova fase costituente” della nostra Autonomia Speciale. Bisogna procedere senza indugi alla riscrittura dello Statuto di Autonomia. Rinegoziare il patto costituzionale che lega la Sardegna allo Stato italiano. Un patto tra uguali, senza vincoli gerarchici, che assicuri alla Sardegna più poteri su tutte quelle materie dove più arrogante ed invadente è la presenza dello Stato: servitù militari, paesaggio, ambiente, energia, beni culturali, ruolo internazionale della Regione. Tutto questo deve avvenire attraverso un ampio coinvolgimento della
società sarda in tutte le sue articolazioni”. Ma come si farà a lanciare una mettere in cantiere una tale unità di interessi, dato che Progressisti, Partito Democratico e M5S hanno già dimostrato malumori negli ultimi mesi di coabitazione all’interno della coalizione, specialmente sul fronte della sanità? Si potrà veramente creare condivisione e sinergia in un sistema politico che vive di interessi e al quale non interessa la visione di lungo periodo?
Interessante, poi, il riferimento al coinvolgimento del mondo giovanile al quale si richiamano i sindaci firmatari della missiva, tra i quali spicca Massimo Zedda. Primo cittadino che in ben 8 lunghi anni di mandato da sindaco non ha fatto proprio nulla in tal senso, addirittura non entrando in conflitto con le politiche fallimentari adottate dal precedente inquilino di Palazzo Bacaredda, Emilio Flloris. Me coj*** direbbero nella Città Eterna!
Ma di proclami e di “mobilitazione dal basso del popolo” non possono fare a meno alcuni sindaci poco sostanziali.