Sardegna: in aumento gare e spesa pubblica ma troppa burocrazia.
La Sardegna fa meglio dell’Italia: nell’ultimo anno nell’isola sono cresciuti numero e importi delle procedure d’appalto. È questa la fotografia scattata dallo Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche, sulla base dell’elaborazione sui dati nazionali e regionali dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione.
Dopo il crollo della spesa pubblica registrato tra il 2018 e il 2019, in Italia c’è stata una notevole ripresa: nel 2021 sono state bandite 348.306 nuove gare d’appalto per procedure di affidamento con importo pari o superiore ai 40mila euro. Numeri in crescita rispetto alle 310.295 procedure del 2020, per un valore complessivo, di appalti e concessioni, arrivato a oltre 152 miliardi di euro, con un incremento pari al 9 per cento di spesa appaltata e al 12 per cento di gare.
In Sardegna la crescita è stata più marcata rispetto al dato nazionale, con un più 33 per cento di gare e più 18 per cento di spesa attivata. La crescita ha coinvolto tutti i settori in maniera omogenea (lavori, forniture e servizi), mentre a guidare gli importi sono le forniture sanitarie (più 156 per cento), esplose per la gestione della pandemia, e i lavori (più 29 per cento) aumentati grazie alla ripresa del settore dell’edilizia.
Se da un lato le imprese sembrano pronte alle sfide del mercato, dall’altro permangono una serie di criticità: burocrazia e tempi troppo lunghi rischiano di far mancare obiettivi importanti. In Italia si impiegano in media 681 giorni per chiudere una gara e arrivare dall’affidamento della progettazione alla conclusione dei lavori. Ben 319 giorni riguardano la fase pre-affidamento, legata alla progettazione e alla programmazione degli acquisti, che concentra le lungaggini maggiori. Il dato peggiora in Sardegna, dove la durata complessiva sale a 727 giorni e per la sola progettazione serve in media un anno. Tempi eccessivamente lunghi e sicuramente non compatibili con le tempistiche del PNRR.
Da migliorare anche il fronte assunzioni: il 67 per cento delle pubbliche amministrazioni contattate dichiara di essere nell’impossibilità di assumere nuovo personale, o per la scarsa conoscenza delle opportunità messe a disposizione dalla normativa (es. DL 80/2021) o per la difficoltà a reperire personale esperto nelle procedure del PNRR.