Sardegna, Ignazio Corrao: Inquinamento ad alto rischio.

Secondo i dati raccolti da Goletta Verde nel luglio 2019 in Sardegna, sono emerse condizioni di inquinamento ad alto rischio in alcune zone del mare della Sardegna. I punti giudicati “fortemente inquinati” identificati dal report sono localizzati nel comune di Bugerru (foce del rio Mannu) nel comune di Alghero (tratto da via Garibaldi a San Giovanni e pressi di Torre Sulis) nel comune di Valledoria (foce del rio Cuggiani) e nel comune di Quartu Sant’Elena (foce del rio Foxi).

L’inquinamento – secondo Goletta Verde – sarebbe dovuto principalmente alla cattiva depurazione delle acque e al non adeguamento degli impianti, spesso sottodimensionati, che sversano le acque non depurate direttamente nei fiumi bypassando il ciclo di depurazione. Criticità alla quale si aggiungono gli scarichi abusivi soprattutto negli agglomerati urbani.

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L’eurodeputato del gruppo dei Non Iscritti, Ignazio Corrao, ha interrogato la Commissione europea sulla questione chiedendo di conoscere nel dettaglio il totale delle sanzioni pagate dallo Stato Italiano per la mancata depurazione delle acque reflue in Sardegna.

Virginijus Sinkevičius, foto Parlamento europeo

In mattinata è arrivata la risposta del Commissario Virginijus Sinkevičius, che ha confermato l’interesse della Commissione verso il trattamento delle acque reflue in Sardegna: “La Commissione è a conoscenza dei risultati insoddisfacenti del trattamento delle acque reflue (misurati nell’effluente trattato prima dello scarico) in diversi agglomerati urbani della Sardegna, dovuti principalmente a impianti di trattamento sottodimensionati, obsoleti o che non forniscono un trattamento adeguato”.

“Nella valutazione del 2019 del 2° piano di gestione del bacino idrografico dell’Italia – ha aggiunto il Commissario -, la Commissione ha raccomandato all’Italia di migliorare il monitoraggio per affrontare lo stato sconosciuto di diversi corpi idrici in Sardegna e di verificare l’uso intenso di deroghe senza calendario, al fine di non ritardare il conseguimento degli obiettivi della direttiva 2000/60/CE – che ha istituito un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque”.

“Il mancato adempimento degli obblighi di raccolta e trattamento a norma della direttiva 91/271/CEE – concernente il trattamento delle acque reflue urbane – è un problema diffuso negli agglomerati italiani, alcuni dei quali sono stati menzionati dall’onorevole deputato. La Commissione ha avviato diversi procedimenti di infrazione orizzontale (quattro dei quali sono ancora in corso): due di essi comprendono agglomerati sardi, ma non sono ancora giunte alla fase in cui la Corte di giustizia dell’UE impone sanzioni. L’Italia sta però pagando ammende a seguito di un altro procedimento per il mancato rispetto della direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane”.

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“Per quanto riguarda la direttiva 92/43/CEE – relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche -, fatto salvo il ruolo della Commissione quale custode dei trattati, spetta principalmente alle autorità competenti in Italia far fronte alle pressioni e alle minacce che gravano sui siti Natura 2000, compreso l’inquinamento idrico, e garantire che le misure di conservazione siano attuate”.

“Per quanto riguarda la dispersione di rifiuti, la direttiva 2008/98/CE impone agli Stati membri di intervenire con misure di prevenzione dei rifiuti e piani di gestione dei rifiuti e attraverso l’applicazione delle norme e l’imposizione di sanzioni”, ha concluso Virginijus Sinkevičius.