Sardegna. I (pochi) risultati nei primi mesi 8 del “Governo dei migliori”.

8 mesi di “non successi” e di narrazioni propedeutiche senza alcuna politica “disruptive” degna di nota. Questa, in estrema sintesi potrebbe essere la migliore descrizione dell’azione del cosiddetto “Governo dei migliori”, trainato dal sempre meno vigoroso esperiemento politico del Campo largo, rilevata nel corso della “prima stagione” della maggioranza (sempre meno coesa) di Alessandra Todde.

Dopo 5 anni di sfigatissima legislatura Solinas, sarebbe stato facile anche per la muffa e il verme fare di meglio ma, dopo le prime speranze per il “nuovo che avanza”, la valutazione sulla qualità degli attuali protagonisti in Regione non può che essere di segno negativo.

Tutto previsto e in linea di continuità con la “bassa politica” e le “visioni da monovano”, ovvero di scarso respiro, come insegna il deterioramento temporale della qualità della classe dirigente sarda e dei partiti.

8 mesi di occasioni mancate nella ricerca di equilibri tra partiti di maggioranza, ormai finiti in fondo al cesso visti i ripetuti malesseri dei progressisti, socialisti e piddini, uniti dal minimo comune denominatore della critica all’inerzia confermata anche dalla Presidente Alessandra Todde e al non mantenimento dei principali elementi contenuti nel programma elettorale “fortemente pompato” della “coalizione dei migliori”.

Di migliore, però, dopo 8 mesi c’è ben poco, a partire dalla stessa inconsistenza e incapacità legislativa, confermata pure dalle ripetute impugnazioni delle leggi regionali da parte del Governo nazionale: la 5 del 3 luglio 2024 (Misure urgenti per la slavaguardia del paesaggio e dei beni paesaggistici e ambientali) e la 12 del 20 agosto (in materia di assistenza primaria), solo per citare le più recenti.

Specialmente nel caso della prima legge regionale impugnata al “governo dei migliori”, infatti, la giurisprudenza costituzionale è stata estremamente chiara nell’attribuire allo Stato l’emanazione dei principi fondamentali della materia “energia”, fra cui le disposizioni in materia di individuazione di aree idonee e non idonee per l’ubicazione degli impianti, la predisposizione di un’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio dei medesimi impianti, previa intesa in sede di Conferenza Stato – Regioni – Province autonome. In particolare, lo Stato “attraverso la disciplina delle procedure per l’autorizzazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ha introdotto princìpi che … non tollerano eccezioni sull’intero territorio nazionale” (sentenze n. 286 del 2019, n. 69 del 2018 e n. 99 del 2012; nello stesso senso, sentenza n. 177 del 2021)”.

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L’apporto del super segretario generale, Saverio Lo Russo, ingaggiato proprio per evitare problemi in materia di correttezza e legittimità delle norme approvate, non è al momento servito a molto. “Lui – dichiarava l’11 aprile 2024 la neo presidente Alessandra Todde – conosce gli strumenti a nostra disposizione per poter lavorare con il Governo e con l’Europa. E’ – prosegue – la persona che ha impugnato le leggi regionali negli ultimi anni. Quindi conosce bene quali sono i nostri punti di debolezza e saprà consigliarmi nelle cose che non dovrò fare”.

“Me c****”, volendo citare sempre lo stesso collaboratore romano della Governatrice, che piuttosto che risparmiare la stanchevole polemica politica con il Governo nazionale, riproponendo il solito refrain del “Governo di Roma” non rispettoso delle “competenze regionali”, nei mesi ha preferito affidarsi alle giustificazioni, suggerendo, anche all’elettore/trice più disattento/a che, anche in presenza di un Esecutivo e Consiglio di diverso segno, il problema non può che essere sempre lo stesso, ovvero la scarsa capacità legislativa dei rappresentanti sardi (provare per credere). Cosa dovrebbe dire oggi di sè la Presidente Todde alla luce di queste poco invidiabili milestones?

Che dire poi della sanità sarda? Un “non luogo a procedere” dove l’azione politica non prevede alcuna condizione di procedibilità, sia per evidenti problemi strutturali, l’assenza di medici e personale medico, che di “bassa politica”, per usare un eufemismo. Nel frattempo i/le cittadini/e sardi/e possono ancora oggi, con il governo dei migliori, rompersi un femore e restare 10 giorni in attesa di intervento nel “meno peggio ospedale dell’Isola”, il San Michele di Cagliari. Insomma, l’improvement che ci si aspettava con il “governo dei migliori” già dopo 8 mesi è più da considerarsi un “impoverimento” dell’azione politico-amministrativa messa in campo dal Campo largo, incapace di andare oltre il paradigma del “riempimento delle falle”… che palle!

E i sardi, in 8 mesi, non hanno ancora visto le soluzioni di Presidente e Assessore Bertolazzi (in odore di tornarsene da dove è venuto) per affrontare i problemi dei Pronto soccorso, della carenza di personale e della medicina territoriale. Unica novità, l’approvazione di un disegno di legge che prevede il commissariamento delle aziende sanitarie, così da rinviare ulteriormente la risoluzione delle criticità e proseguire nella strategia di occupazione del potere. Assioma in perfetta continuità con le precedenti “sfigatissime” esperienza di Governo.

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Finora, di concreto, si è vista poi solo una variazione di bilancio e la moratoria sulle energie rinnovabili. Il primo era un atto scontato, mentre il secondo provvedimento, come ampiamente annunciato, si è rilevato assolutamente inutile. Come, restando in tema, il rispetto per la volontà popolare che, con oltre 210mila firme, ha sostenuto la proposta di legge Pratobello: pessima ma comunque sostenuta con grande entusiasmo dal popolo (ignaro) della Sardegna.

Nel frattempo un comparto primario come l’agricoltura è in ginocchio, sotto i colpi della lingua blu e dei ritardi nell’azione della politica regionale. Elementi attesi ma non condivisi dalle organizzazioni di categoria e dai più sfigati in assoluto: agricoltori e allevatori sardi.

Oltre le solite inizitive politico-amministrative spacciate per innovative, come per esempio sta capitando nel caso dei contributi per il lavoro (capirai la novità!), gli interventi copia e incolla (a copiare il modus operandi della maggioranza Solinas bisognerebbe veramente iniziare a chiedere scusa), le immancabili giustificazioni per confondere responsabilità in materia di capacità legislativa puntuali ad ogni impugnazione di legge regionale, il nuovo corso pentastellato-piddino al governo della regione, continua a giustificare gli attuali tassi di astensionismo e il crescente disinteresse per la politica. Perimetro di “pesi e contrappesi” sempre meno affascinante e dove il senso critico continua ad essere il grande estinto.

Un (nuovo) Governo e Consiglio regionale dove, in assenza di dati oggettivi e milestones provabili regna l’autocelebrazione, come ricorda anche una recente intervista della Presidente Alessandra Todde al Secolo XIX sulle elezioni regionali in Liguria (perse dal Campo largo…qualcosa dovrà pur dire), dove la leader della Giunta ha addirittura affermato di “aver costruito un modello vincente” nell’Isola. Regione, per la Todde, dove i “cittadini hanno premiato la credibilità del programma”.

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Ma di quale programma parliamo Alessandra? Si era parlato, per esempio, di sinergia, coinvolgimento delle migliori pratiche presenti nell’Isola e di consulte cittadine, mentre, purtroppo, restando nella pratica, si continuano a tenere “fuori dal cerchio” le organizzazioni qualificate e ad adottare delibere (restando sul livello della Giunta) sulla base di interventi calati dall’alto e senza alcun coinvolgimento degli stakeholders locali.

Tra gli interventi (pochi) per le nuove generazioni, invece, giusto per citare il “modello vincente” attuato nell’Isola nei primi 8 mesi di Governo Todde, tralasciando lo stanziamento delle risorse del fondo nazionale per le Politiche giovanile, operato senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni giovanili e dei beneficiari finali (i tanto richiamati giovani) e la conferma delle risorse triennali per la mobilità internazionale (intervento di molto antecedente la stessa entrata in politica della Presidente nuorese), lo scenario è avvilente e in perfetta continuità con il passato.

Senza contare lo scarso interesse per i tentativi di proposte “sinergiche” avanzati dalle cosiddette esperienze qualificate in Sardegna (altro che affidamenti diretti “ad minchiam” e senza programmazione, ricordiamolo il refrain della campagna elettorale dell’allora candidata pentastellata alla Presidenza della Regione).

Insomma “ciao core” per la co-programmazione e la sinergia con le “migliori espressioni dell’Isola” tanto cercate in campagna elettorale. Va bene, anche con questa pessima coalizone al potere, continuare con politiche di bieco livello.

Ma, per quanto visto nei primi 8 mesi, importa ben poco! Meglio continuare a cercare colpevoli tra gli avversari politici e giustificazioni per il “non governo”.

E i problemi iniziano a vedersi anche dalle parti dei dirimpettai di via Roma e via Trento, dato che si va, dopo neanche 8 mesi, verso una verifica di Giunta che potrebbe riguardare più di un assessorato. Qualche cazzata sarà stata fatta Alessandra o no?

E premono anche i tempi per la variazione di bilancio da oltre mezzo miliardo di euro e per l’approvazione della manovra finanziaria entro il 31 dicembre. Ma meglio parlare di legge sulle Aree idonee. Le priorità non sono evitare il ricorso all’esercizio provvisorio. Una circostanza che certificherebbe, a meno di un anno dalla vittoria elettorale, la totale incompetenza dell’attuale “cucuzzaro” al governo della Regione.

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